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My dire My – Christmas special edition

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Oggi vi riproponiamo questo articolo perchè pensiamo sia ancora molto attuale e molto bello da rileggere. A voi tutti da parte nostra, ancora una volta, un augurio di Buone Feste.

L’imam e la parabola del cerino

Africa centrale. Poco lontano dalla costa, in una grande città del continente nero, si stava tenendo, con la partecipazione di migliaia di pellegrini,  il grande raduno religioso che celebrava  le festività locali dentro al grande Stadio Monumentale. Decine di migliaia di persone gremivano gli spalti e anche sul manto erboso gli spazi erano rari e infrequenti. Sul palco degli oratori si susseguivano ministri della fede, che intonavano canti e preghiere. Nel giro di poche ore era scesa la notte e nello stadio iniziavano a calare le prime oscurità.

Fu allora che l’imam di una regione del Nord, conosciuto come un vecchio saggio ed equilibrato,  salì lo scaleo e si avvicinò all’altoparlante,  facendo cenno alla folla di prestare attenzione alle sue parole.

Di colpo il brusio di fondo si arrestò e rimase solo il rumore in lontananza di un treno merci che fischiando si dirigeva verso il porto con il suo prezioso carico di legname.

“Chiedo ai responsabili dell’impianto di spegnere tutte le lampade dei riflettori e di fare calare il buio sullo stadio” disse il vecchio capo religioso e la penombra ammantò le tribune e le curve.

“Non abbiate timore e ascoltate, guardando in direzione della mia voce”. In quel momento il religioso estrasse dalla tunica un cerino di legno e sfregato contro un sasso ne provocò l’accensione.

“Che cos’è la bontà” urlo l’imam alzando al cielo la mano con il cerino ardente stretto  tra le dita.

“Un atto di bontà è proprio come questo cerino: per quanto la luce sia fioca e tremula e combatta contro l’oscurità,  tutti Voi siete stati in grado di vederla e di percepirla nettamente. Ecco che cos’è un atto di bontà: per quanto piccolo e insignificante possa essere, esso è sempre visibile a tutti e rischiara il buio morale che può trovarsi  intorno a chi lo compie, donando calore e armonia, infondendo coraggio a coloro che sono vittima dei soprusi e delle cattiverie”.

Il vecchio si fermò  e si terse  la fronte che la calda nottata africana rendeva madida di sudore.

“Ora prendete tutti un cerino dalle Vostre tasche e chi ne è sprovvisto lo chieda ai vicini  e al  mio segnale accendiamolo tutti insieme”.  Passato poco più di un minuto l’imam urlò nel microfono e il segnale si propagò in tutto lo stadio. Decine di migliaia di fiammelle innondarono di luce il catino africano, illuminandolo quasi a giorno, come illuminati furono  tutti gli spettatori presenti.

“Vedete ora come migliaia di piccole fiammelle se unite insieme possono illuminare a giorno dove prima c’era il buio assoluto? La stessa cosa capiterà se ognuno di noi, il suo vicino e la persona vicina ancora e così all’infinito, tutti provocheranno un piccolo atto di bontà che si propagherà, illuminerà e riscalderà le nostre esistenze, dando un senso compiuto al nostro vivere insieme e aiutando a formare e consolidare quella parte di società che noi chiamiamo  vera comunità: non temete di accendere il Vostro fiammifero, non esitate a compiere il Vostro gesto di amore verso il prossimo, perché il contagio positivo dilagherà e permetterà veramente di costruire un mondo migliore, dove odio e violenza, come il buio e il freddo della notte, saranno banditi per sempre”. Le fiammelle si spensero contemporaneamente ma un boato si alzò all’unisono nello stadio seguito da uno scrosciante applauso che durò per lunghi e interminabili minuti e coinvolse anche le persone accalcate attorno alla recinzione  che non erano riuscite ad entrare.

L’Imam si fermò a scrutare in mezzo all’oscurità quelle migliaia di persone che muovendosi quasi ritimicamente si scambiavano gesti di fratellanza e di affetto sincero, pur non conoscendosi l’un l’altro.

Un sorriso solcò il suo volto stanco mentre in lontananza le prime luci dell’alba iniziavano a rischiarare quella giornata africana.

 

Dedicata a tutti coloro che, in questa notte di attesa, non hanno mai perso la speranza e lottano ogni giorno per rendere questo nostro mondo, la terra, il posto migliore dove vivere.

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