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RS – La Gazzetta dello Sport: intervista a Joey Saputo – 21 Gen
Una lunga intervista al chairman rossoblu, quella uscita oggi sulle pagine della Gazzetta. La rosea ha dedicato due pagine a Joey Saputo che, ospite nella redazione del giornale, ha spiegato, tra le altre cose, anche i motivi che lo hanno spinto ad investire in Italia. Ecco alcuni estratti dell’intervista realizzata da Andrea Tosi e Marco Iaria: “Mio padre ha costruito la Saputo Incorporated fondata sul commercio dei latticini conquistando il terzo polo del mercato nordamericano. Nel tempo gli affari si sono allargati ad altri settori, ora sono quattro: alimentare, immobiliare, trasporti/ logistica e legname. Negli immobili abbiamo molte proprietà, nei trasporti con l’acquisto della Transforce mobilitiamo oltre 21 mila camion. Nel 1997 le attività di famiglia sono state quotate alla Borsa di Montreal per 400 milioni di dollari e generano un fatturato di 10 miliardi. Negli ultimi anni, la famiglia ha diviso le attività in diverse holding: io gestisco quella immobiliare oltre ad essere titolare di una holding tutta mia, la Free2B, nella quale confluisce il Montreal Impact. Nel business la mia filosofia è non guardare alla top line ( i ricavi nell’immediato) ma alla bottom line (la rendita nel tempo)”. Saputo ha poi spiegato è arrivato nel calcio e cosa lo ha spinto ad investire in Italia: “Nel 1993 mi sono avvicinato alla squadra di una lega secondaria di cui mio padre era sponsor. Quella squadra è diventata poi il Montreal Impact. In passato ho avuto contatti col Parma, ai tempi della vicenda Parmalat, e ci ho fatto un pensiero ma tutto è finito lì. Poi ho avuto rapporti con la Fiorentina per sviluppare la nostra academy giovanile al Montreal. In quel periodo ho conosciuto Corvino. Il Bologna si è presentata come un’opportunità che andava afferrata al volo. È stato Andrew Nestor, amico comune mio e di Tacopina, a parlarmene”. Il chairman ha poi spiegato che è diventato l’azionista di maggioranza, perché “era necessario salvare il club” ed ha anche rivelato un aneddoto: “quando sembrava che tutto potesse saltare, mio padre spingeva perché prendessi il Palermo. Gli ho risposto che il Palermo poteva prenderlo lui, io ormai ero concentrato sul Bologna”. Saputo, che in Italia viene per le vacanze estive, ha poi ricordato la sua prima volta a Bologna, “nel 2010 quando venni a trattare Di Vaio. Ero venuto anche tre anni fa per vedere la Juve, ma la partita venne rimandata causa neve. Ho pianificato di passare 3-4 giorni per ogni mese fino a Maggio con la speranza di non dover venire per i playoff”. Inevitabile, poi, una considerazione sul calcio italiano e delle riflessioni su Giovinco che andrà a giocare a Toronto: “La questione dei biglietti e degli ingressi [in Italia] è un passaggio faticoso in confronto alle abitudini in Canada. Il problema è strutturale, occorre migliorare i servizi e le condizioni degli impianti. Sono stato allo Juventus Stadium su invito di Andrea Agnelli. È un modello rispetto allo standard italiano con 4mila posti per l’hospitality. Inoltre bisogna ragionare sulle barriere tra tifosi, perché se vengono trattati come animali in gabbia è normale che si comportino da animali. Giovinco? Noi abbiamo una strategia diversa sui contratti e sulle persone. Puntiamo su quei giocatori che hanno buone ragioni, non solo economiche, per venire da noi. L’esempio è Di Vaio”. Chiusa finale sulla società e un pensiero anche per i 1500 di Casteldebole che lo hanno “emozionato e al tempo stesso hanno aumentato le mie responsabilità nei confronti di questa piazza Non voglio essere eroe e poi finire a zero. Con i nostri tifosi saremo sempre trasparenti. Sulla società: “Fenucci e Corvino sono due grandi professionisti. Li abbiamo presi perché io e Tacopina saremo molto impegnati in America per seguire i nostri affari, perciò abbiamo bisogno di persone fidate e competenti per gestire un club di livello. Vogliamo creare un nostro modello al Bologna. La questione dello stadio è decisiva: occorre un impianto moderno che possa sviluppare nuove economie e cambiare l’atmosfera tra i tifosi, il nostro progetto parte da lì. Ne stiamo parlando col sindaco. Joe ha portato entusiasmo facendo un grande lavoro in città, ma adesso è il momento di rallentare, non dobbiamo sovraesporci troppo. La nostra partnership ha completato la prima fase, quella più facile, non abbiamo ancora fatto niente”.
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