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Dell’Aquila e il Leone S3 #25 – 100

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“Dell’Aquila e il Leone” va in tripla cifra e lo fa subito dopo il risultato più tremendamente da Effe che possa esserci. Perdere in finale di Coppa con buonissima dose di sfiga annessa contro gli avversari storici dopo una semifinale spettacolarmente interpretata si inserisce perfettamente nella storia della Fortitudo. 

Episodio rotondo che cade con un tempismo perfetto per inquadrare, ironicamente parlando, lo spirito di eterna lotta biancoblu tra gloria e rammarico. Se il tifo ci ha fatto l’abitudine e ci scherza sopra portando sempre in alto la passione viscerale per l’Aquila, questa volta i rimpianti possono essere davvero pochi. Lasciando stare il campo del “What if”, senza Aradori e priva di Freeman nel finale, Forlì prende naturalmente il sopravvento. Nessuno si aspettava un epilogo diverso. 

Non avere il numero 4 significa, numeri alla mano, partire con 15 punti in meno; ugualmente, non poter contare su Freeman sotto le plance equivale a perdere almeno il 50% della forza fisica al ferro. Due dati che inquadrano una finale altrimenti dagli esiti certamente più incerti. E per una partita andata così, comunque gestita alla lunga da Bologna ed in termini assoluti giocata bene, c’è invece una semifinale da ricordare. 

Proprio dalla prova di forza dimostrata contro Trapani la Fortitudo deve ripartire, consapevole non solo di aver superato i favoritissimi ma di averli annientati, polverizzati. Antipasto playoff? Può anche darsi. Di sicuro Fantinelli&company hanno fatto capire che, se al completo e al 100%, i biancoblu sono in grado di battere chiunque sapendo pareggiare, anzi superare tutti, in talento, grinta, intensità e approccio. 

Bilancio complessivo del weekend romano quindi positivo, per cui vale la pena vedere il bicchiere pieno per tre quarti come piace dire a Caja. Guardare con fiducia all’ultima parte dell’anno non è solo un auspicio ma anche una concreta possibilità.

Prima dei playoff, però, c’è ancora un mese di orologio in cui consolidare la più alta posizione possibile, verosimilmente la seconda piazza del girone rosso preziosissima per il fattore campo. Molto, anzi tutto, passa da sfide che sulla carta possono sembrare agevoli ma tutt’altro che già scritte, a maggiore ragione dopo gli stop di Aradori e Fantinelli. 

E’ notizia di ieri pomeriggio, infatti, l’assenza certa causa infortunio almeno per la prossima partita (in programma sabato a Latina) di entrambi i veterani. Aspetto che, unito al rientro previsto solo per domani in gruppo di Freeman, ridisegna giocoforza il pronostico e costringe la panchina della Fortitudo ha prendere in mano le redini della squadra spalleggiando i reduci Bolpin e Ogdden, il cui minutaggio sfiorerà obbligatoriamente i 40 minuti. 

Un passo alla volta, la stagione è ancora lunga e, nel bene e nel male, gli equilibri possono cambiare e ricambiare. Su questo la Fortitudo ha dimostrato di essere camaleontica, adattandosi, nei limiti del possibile, alle condizioni che mutano. Sa farlo e può farlo. Se poi si ritroverà a sfiorare solamente la promozione, perché alla fine è lì che si spera di arrivare, capitolando proprio sul più bello, allora si accetterà quel verdetto, maledettamente e splendidamente in stile Effe. 

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