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IL GRILLO PENSANTE – Interrogando le stelle

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Il 3 Ottobre 1909 nasce ufficialmente il Bologna Football Club tra le mura della Birreria Ronzani di Via Spaderie, sotto un firmamento benevolo alla costellazione della Bilancia; questo segno zodiacale è legato intrinsecamente alla ricerca costante dell’equilibrio, ovvero ad una delle doti più pregiate che Donadoni sta cercando di trapiantare con certosino mestiere nel DNA della quasi centenaria squadra rossoblu.

Gli astri raccontano anche che la Bilancia possiede un innato charme, un fascino magnetico facilmente riscontrabile nella passione travolgente che ammanta la tifoseria bolognese, soprattutto in questo momento di euforia all’interno di un’annata dalle molteplici sfaccettature: un inizio di campionato in linea con il verosimile valore della rosa, una fase successiva a colpi di fanfara con sbaragliamento in fila di varie concorrenti dirette, una repentina perdita verticale di quota culminata nello schianto rovinoso in casa col Crotone e poi, quando sembravano materializzarsi accidentati e familiari sentieri di perdizione in una Verona avversa, si scatenano all’improvviso latenti forze dell’Africa Nera che afferrano per la collottola un Bologna incerto e lo riportano con uno strattone sulla retta via. Dalla panchina emerge l’imberbe Okwonkwo per puntualizzare con una capocciata che il campionato non prenderà la piega consunta degli anni passati e dalla penombra di una prova sottotono compare Donsah che esplode una staffilata a bruciapelo mostrando prepotentemente il fuoco rossoblu ancora vivo sotto la cenere. Segnali tanto veementi quanto inattesi considerando il pantano di mediocrità nel quale la squadra sembrava stesse lentamente affondando, ma soprattutto lampi non isolati e superflui in quanto preludio dello show che avrebbe illuminato pochi giorni dopo il Dall’Ara con l’arrivo di una Sampdoria fresca giustiziera della Juventus. Tutto l’ambiente felsineo è ben conscio che l’imminente scontro è di quelli tostissimi, ma neppure il tempo di prepararsi per tentare di attutire i colpi che invece, con un’azione corale da stropicciarsi gli occhi, Verdi rapina l’area di porta e piazza la zampata del vantaggio. Gli ospiti non si scompongono più di tanto e senza frenesie cercano di irretire gli avversari con un palleggio di personalità, ma il confortante terreno delle sicurezze calpestato dagli scarpini sampdoriani riceve una seconda devastante scossa tellurica con lo stacco imperioso di MBaye che sale in cielo e manda a referto la sua prima rete stagionale. Il discutibile arbitro Maresca, personaggio accostabile al capoluogo emiliano come l’acqua all’olio, sfodera magistralmente la sua inadeguatezza regalando un cartellino rosso a Torosidis per uno pseudo fallo su Zapata neppure verificato con l’ausilio del VAR. Manca una manciata di secondi all’intervallo e lo spettro di un secondo tempo in una valle fiammeggiante è quasi tangibile. In effetti, alla ripresa delle ostilità, la Sampdoria inghiotte metri di campo e mantiene con percentuale bulgara il possesso della palla, ma il Bologna dimostra una capacità di rintuzzare le sortite avversarie da squadra navigata, matura, irrobustita da una consapevolezza quasi irriverente e dotata di ripartenze insolenti e velenose. Nessun tracollo, anzi, più passano i minuti e più cresce il senso di orgoglio nei confronti di una squadra vera, che si aiuta e lotta come tale, fieramente capace di tenere testa in inferiorità numerica ad una delle compagini più in voga del momento; inoltre sembra non esistere avversario capace di contrastare il Bologna sotto il cielo di questa coda novembrina, dove qualche arcana congiunzione astrale propizia benefici reciproci tra il cielo rossoblu e quello africano: tra le pieghe della partita irrompe l’accelerazione supersonica di Donsah (ancora lui!) che imbecca il puntuale Okowonkwo (ancora lui!) prontissimo ad inchiodare la bara blucerchiata e spedire in Paradiso la tifoseria bolognese.

Alla vigilia della partita casalinga contro il Cagliari la classifica, vertiginosamente appagante, diffonde pensieri di imprese gloriose tra coriandoli e stelle filanti, ma le repentine e brusche inversioni di marcia dell’imprevedibile mezzo guidato da Donadoni tendono a zavorrare i voli pindarici e inducono a riflessioni più oculate. Il Bologna deve ancora decidere cosa farà da grande, è un sipario dietro il quale, settimanalmente, non è dato sapere in anticipo quale spettacolo venga celato: un melodramma struggente, una commedia tediosa o una Cavalcata delle Valchirie, in ogni caso le premesse non saranno mai sinonimo di anteprima. Lo show si rivelerà solamente nel momento in cui avrà inizio.

Quindi, in questo emotivo gioco di alti e bassi, lo sguardo si volge verso l’alto in cerca di conferme, ad interrogare tra le stelle quella promessa di equilibrio intravista soltanto a sprazzi…il firmamento è però millenario custode di sogni, specchio di miriadi di sguardi ricolmi di speranze dalla notte dei tempi, ed osservando attentamente potrebbero non comparire risposte coerenti ma la proiezione di ciò che da tanto tempo viene custodito palpitante nel petto dei tifosi bolognesi: che la Costellazione della Bilancia venga sospinta con naturalezza verso un più luminoso firmamento europeo. 

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