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Bologna

IL GRILLO PENSANTE – Caos calmo

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La risicata vittoria casalinga contro lo Spezia ed il pareggio nella tana del fanalino di coda Salernitana sono brodini più ricostituenti nella sostanza che nella forma, al di fuori dei 4 punti conquistati e del risveglio pirotecnico di Marko Arnautovic non vi sono motivi evidenti per stappare una bottiglia di quello buono; può magari sembrare troppo cinico se si pensa anche al pieno recupero di Schouten e al ritorno di 2 partite consecutive senza sconfitte (non succedeva dal periodo a cavallo tra Novembre e Dicembre) ma il Bologna sembra ripiombato in modalità “pilota automatico”, quello stato ormai noto in cui, avvicinandosi il termine della stagione, sfiora appena l’acceleratore mantenendo una velocità di crociera sufficiente a non farsi troppo male. E poco altro.

 

Questa insidiosa patologia, che sembrava potesse essere debellata dopo il lusinghiero girone d’andata, è invece stata conclamata come “cronica” trascorse una manciata di avvilenti partite di ritorno e riprendendo quindi ad intossicare gli umori di una tifoseria paziente ma mai rassegnata a rinunciare ai propri sogni.  

Il malcontento che è montato anno dopo anno è culminato pochi giorni fa in un caos calmo, ovvero non in una protesta violenta e scomposta ma in un dissenso comunque duro tradotto nel comunicato griffato Forever Ultras e Freak Boys dal titolo “Troppi romani a Casteldebole”; in 2 pagine un po’ autoreferenziali i frombolieri della Curva Bulgarelli inquadrano nei loro mirini 3 precisi obiettivi: Claudio Fenucci, Marco Di Vaio e Riccardo Bigon, con specifica dedica prioritaria ai primi due (forse perché la città natale di entrambi è appunto Roma?). Tra le righe emerge l’individuazione di un match spartiacque in cui “dopo 3 anni di poco o di pochissimo, il compimento di un fallimento sportivo già noto ci appariva dietro l’angolo” riferendosi al crollo interno per 0-4 contro un Frosinone ultimo in classifica del 27 gennaio 2019, sconfitta che decretò peraltro l’esonero di Pippo Inzaghi. Dal confronto con Joey Saputo (“importante specificare che il comunicato non è rivolto a Saputo”) avvenuto nel cortile antistante la tribuna del Dall’Ara, il presidente “fece delle promesse, si impegnò ad attuare dei cambiamenti” ma tali correttivi non hanno però riguardato il trio incriminato di “un percorso sportivo a dir poco insoddisfacente” oltre che di incompetenza e di non avere a cuore il benessere del Bologna. Accuse gravose e mirate, condivisibili in merito ai ristagnanti risultati sportivi ma non esplicative in merito alle singole figure relegate alla gogna; Claudio Fenucci, essendo amministratore delegato e quindi responsabile di tutte le attività societarie, può essere indubbiamente accusato sotto vari aspetti (risultati sportivi mediocri, perdite di bilancio persistenti e fumosità del progetto stadio) e Riccardo Bigon, in qualità di direttore sportivo, è il primo a dover rispondere dei poco gratificanti risultati della squadra sul campo. Non sono invece solari le ipotetiche colpe da espiare di Marco Di Vaio, coordinatore di un’area scouting che ha inanellato qualche buco nell’acqua ma ha anche ingaggiato qualche apprezzabile talento. Servirebbe un secondo comunicato di approfondimento.

 

Non si è fatta attendere la risposta oltreoceano del patron canadese che si è dichiarato vicino alla tifoseria e, per trasmettere la propria comprensione, ha espresso delusione per il girone di ritorno fin qui giocato (“non sono contento perché abbiamo visto nel girone d’andata quali sono le nostre capacità”) e di non comprendere i motivi di un’involuzione che ha stoppato in corsa il tanto inseguito salto di qualità (“piacerebbe anche a me capire perché una squadra possa fare prima tanto bene e poi tanto male”). E’ arrivata anche qualche considerazione più marcata rispetto alla moderazione totale utilizzata in passato (“non vorrei gente che sta a Bologna solo perché si vive bene e viene pagata bene, voglio solo gente motivata”) ma anche una presa di posizione precisa che stride col comunicato: “io e Claudio dovremo farci queste domande”. La fiducia di Saputo è quindi ancora riposta tra le mani di colui a cui ha affidato la sua creatura italiana, Claudio Fenucci viene implicitamente ritenuto intoccabile…nonostante con lui si stia vivendo la crisi del settimo anno e, sembra lapalissiano, i segnali che avrebbero condotto a questo punto erano ben visibili da ormai parecchie stagioni.

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