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Calcio

100 Storie Rossoblù: 13 Andreolo, 12 Badini I°, 11 Pivatelli

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Un viaggio lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui, ogni lunedì, mercoledì e venerdì.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)
– 88 (Chiorri), 87 (Bellucci), 86 (Sarosi)
– 85 (Colomba), 84 (Bellugi), 83 (Turkylmaz)
– 82 (Antonioli), 81 (Binotto), 80 (Liguori)
– 79 (Jensen), 78 (Pilmark), 77 (Zagorakis)
– 76 (Kolyvanov), 75 (Gilardino), 74 (Demarco)
– 73 (Seghini), 72 (Marronaro), 71 (Rauch)
– 70 (Marazzina), 69 (Arnstein), 68 (Detari)
– 67 (Cusin), 66 (Eneas), 65 (De Ponti)
– 64 (Paris), 63 (Giordani), 62 (Fontolan)
– 61 (Cruz), 60 (Muzzioli), 59 (Pagotto)
– 58 (Maschio), 57 (Mayer), 56 (Perin) 
– 55 (Chiodi), 54 (Negri), 53 (Kone)
– 52 (Cappello IV), 51 (Maini), 50 (Capra)
– 49 (Bernabeu), 48 (Mancini), 47 (De Marchi)
– 46 (Alberti II), 45 (Pavinato), 44 (Gradi)
– 43 (Fogli), 42 (Badini II), 41 (Cresci)
– 40 (Diamanti), 39 (Genovesi), 38 (Tumburus)
– 37 (Cervellati), 36 (Ingesson), 35 (Janich)
– 34 (Ceresoli), 33 (Villa), 32 (Baldi)
– 31 (Della Valle), 30 (Roversi), 29 (Gasperi)
– 28 (Pagliuca), 27 (Nervo), 26 (Paramatti)
– 25 ((Torrisi), 24 (Fiorini), 23 (Marocchi)
– 22 (Montesanto), 21 (Pecci), 20 (Puricelli)
– 19 (Fedullo), 18 (Di Vaio), 17 (Savoldi)
– 16 (Monzeglio), 15 (Signori), 14 (Gianni)

13 – Michele Andreolo
Una carriera da predestinato, quella di Miguel Andriolo, che in Italia diventa Michele Andreolo. Centromediano metodista portato a costruire più che a distruggere, si mette in mostra nel mitico Nacional di Montevideo guidato da “El Mariscal” José Nasazzi, il capitano dell’Uruguay campione del mondo nel 1930. Anche per lui arriva la Nazionale, ma poi un giorno Fedullo del Bologna, che è tornato in patria per un lutto familiare, lo nota e lo porta via con se. Arriva in Emilia, e proprio con Fedullo forma il centrocampo del Bologna “che tremare il mondo fa”. Dotato di classe e visione di gioco, capace di giocare virtualmente in ogni posizione del campo, preferisce la mediana perché “si respira meglio”. Uno dei più forti giocatori della storia del calcio italiano, farà meraviglie anche con l’azzurro della Nazionale italiana, con cui si laurea campione del mondo nel 1938 sotto la guida di Vittorio Pozzo, alloro che si aggiunge ai quattro Scudetti vinti con il Bologna. Si ritira quasi quarantenne, mostrando fino all’ultimo la sua enorme sapienza calcistica.

12 – Angelo Badini
Metà argentino, metà italiano. Metà campione, metà istruttore dei più giovani. Uomo e campione completo. Angelo Badini era nato in Argentina da genitori emigrati in giovane età e tornati nella città d’origine, Bologna, quando Angelo – maggiore di quattro fratelli tutti calciatori – è appena maggiorenne. Centromediano classico, combattivo e carismatico ma anche dotato di buonissime capacità tecniche, entra immediatamente nel Bologna e ne diventa il leader. Persona di grande cultura (diplomato architetto all’Accademia di belle arti) ci sa fare con i compagni, soprattutto i più giovani: presto i ragazzini lo circondano, e lui come un idolo buono e paziente li allena nell’arte del football. Saranno proprio quei ragazzini a costruire l’ossatura del Bologna che fa tremare il mondo, una squadra che Angelo però non vedrà mai visto che ad appena 27 anni si ammala di una tremenda tonsillite setticemica che nel giro di poco tempo se lo porta via. Uno dei primissimi eroi del calcio bolognese, calciatore che in grandezza è stato superato solo dallo spessore umano.

11 – Gino Pivatelli
Veneto di Sanguinetto, provincia di Verona, si presenta al mondo del calcio con la maglia dell’Hellas e come un giovane interno agile e molto dotato tecnicamente. Non è stato facile: in gioventù è stato scartato dall’Inter, e anche per convincere la società scaligera c’è voluto più di un provino. La verità è che né lui né chi lo ha visionato ha capito qual’è il ruolo in cui è più capace: capiterà a Bologna, dove arriva ventenne, quando l’allenatore Campatelli lo schiererà in attacco per via di numerose assenze. Non lascerà più il ruolo, mostrandosi uno dei migliori interpreti del ruolo negli anni ’50: nella stagione 1955/1956 trova la Nazionale e segna ben 29 reti in 30 gare, cifre che gli valgono il titolo di capocannoniere della Serie A. In maglia azzurra la sua esperienza è breve e capita in uno dei periodi peggiori dell’Italia, ma si rifà a livello di club: a 28 anni, dopo una stagione nel Napoli, passa al Milan dove gli viene richiesto di tornare a fare l’interno, ma lentamente arretra sempre più, disimpegnandosi bene anche come difensore. In rossonero vince lo Scudetto nel 1961/1962 e la Coppa dei Campioni l’anno successivo, giocando da titolare contro il temibile Benfica del mitico Eusébio.

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