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Il personaggio della settimana – Si scrive “Dallara”, si legge “motorsport”

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La storia delle corse è stata scritta da uomini e donne con una passione e un’intelligenza fuori dal comune. Tanti di loro sono nati o cresciuti nella nostra Motor Valley, che è stato terreno fertile per l’ingegno di molti giovani diventati essi stessi sinonimi viventi di “automobile da corsa”. Uno di questi è senza dubbio Giampaolo Dallara, ingegnere emiliano protagonista fin da giovanissimo di pagine importanti della storia dell’automobilismo mondiale e spesso chiamato dagli appassionati come “San Dallara”, riconoscendo l’estrema sicurezza delle vetture progettate dalla sua azienda.

Giampaolo Dallara nacque a Varano de’ Melegari il 16 novembre del 1936 e, dopo aver conseguito il diploma al Liceo Scientifico si laurea, presso il Politecnico di Milano, in ingegneria aeronautica nel 1959. Fin da piccolo sognava di poter sapere di più sulle automobili, quei prodigi della tecnica che andava a vedere spesso, accompagnato dal padre, nelle gare in salita che si disputavano nella zona quali la Fornovo – Monte Cassio e la Salsomaggiore – Sant’Antonio, senza dimenticare la mitica Mille Miglia.

Da neolaureato alla corte di Ferrari

Proprio nel 1959 la Ferrari stava utilizzando le gallerie del vento dell’ateneo milanese e al giovane Ingegner Dallara venne chiesto di unirsi alla già prestigiosa azienda modenese. «In Ferrari ci si va anche a piedi, se necessario», precisa in numerose interviste Dallara, che colse al volo l’occasione di cominciare la sua carriera lavorativa in uno dei posti di lavoro più ambiti. Uno di quelli che da adolescente, mentre vedeva sfrecciare davanti a lui quei prodigi della tecnica dipinti di rosso durante la Mille Miglia, della quale era assiduo spettatore, non poteva far altro che desiderare ardentemente. A Maranello conobbe quelle che lui stesso definisce “leggende” come Franco Rocchi, Walter Salvarani e Carlo Chiti, al tempo responsabile tecnico del Reparto Corse.

Contemporaneamente a Dallara fu assunto anche un altro neolaureato, che venne impiegato nella progettazione dei motori. Era Mauro Forghieri, che anche lui muoveva i suoi primi passi nell’azienda che porterà poi a successi memorabili. In quel piccolo ufficio tecnico, formato da quindici persone, si progettava di tutto. Dalle monoposto di Formula 1 e Formula 2 agli Sport Prototipi, dalle GT alle vetture per le gare in salita. Lì Dallara scoprì finalmente come nascevano le auto che facevano sognare grandi e piccoli. La cosa che lo impressionò maggiormente fu l’esposizione, in sala riunioni, delle componenti meccaniche che avevano subito delle rotture. Quei pezzi venivano lasciati da Enzo Ferrari come monito. Perché sì, si potevano commettere degli errori, ma bisognava studiare per non commetterli più, imparando da essi e costruendo, quindi, una maggiore esperienza. Il Commendatore metteva soggezione e, scrutando l’ufficio tecnico, prestava attenzione alle scrivanie dei suoi progettisti. Una mattina, all’inizio della giornata lavorativa, Giampaolo Dallara trovò sul suo tavolo un biglietto che recitava: “Più ordine, prego”. L’inchiostro della penna era viola e il mittente del messaggio era inequivocabile. Da quel giorno, la scrivania di Dallara divenne la più ordinata di tutte.

Un giovane Ing. Dallara scruta una delle sue vetture (autodiva.fr)

La prima volta in America

Dallara passò poi in Maserati, forse con un po’ troppa fretta, come ammise lui stesso in seguito, dove fu incaricato di seguire il programma corse, impiegato come ingegnere di pista, anche se considera ancora oggi quella definizione “una parola grossa”, data la sua giovane età e l’inesperienza. Per la prima volta salì su un aereo e andò negli Stati Uniti per seguire la vettura guidata da Roger Penske e Bruce McLaren. Per la casa del tridente progettò anche le sospensioni posteriori della Tipo 151, approcciandosi per la prima volta alla 24 Ore di Le Mans, celebre classica che gli diede molto da fare nelle sue future collaborazioni. 

In seguito alla dismissione della Squadra Corse, Dallara approdò nel 1963 alla nascente Automobili Lamborghini. Qui Ferruccio lasciò spazio libero all’inventiva dei suoi progettisti e, grazie a questa visione, nacquero automobili come la Miura, creazione della quale va ancora orgoglioso anche se, con il senno di poi, era un progetto che aveva qualche ingenuità. In realtà Lamborghini avrebbe voluto dedicarsi anche al motorsport, ma le risorse non erano infinite e si decise di dare la precedenza alla produzione delle vetture stradali. La fame di pista caratterizza la vita di Dallara che andò quindi alla De Tomaso per la quale seguì i progetti della Pantera e delle monoposto di Formula 2 prima e Formula 1 poi, fornendo le auto alla scuderia di Frank Williams. L’avvento della Ford Motor Company, interessata più a Ghia, il carrozziere di De Tomaso, che all’azienda stessa, condusse l’azienda dell’imprenditore ed ex pilota italo-argentino fuori dalle corse. A quel punto Dallara capì che, se voleva essere protagonista nel mondo delle competizioni, avrebbe dovuto fare da solo.

Giampaolo Dallara e la Lamborghini Miura, uno dei progetti che lo rende più orgoglioso (lamborghini.com)

Dallara Automobili: dal garage di casa alla conquista del mondo

Fu così che nel 1972 nacque la Dallara Automobili che iniziò a produrre monoposto, continuando in seguito anche la collaborazione con Williams in Formula 1 tramite la ISO, per poi fare il salto di qualità con la Dallara Icsunonove, prodotta insieme a Bertone in accordo con Fiat, che si distinse nelle gare in salita e negli slalom. Giunsero così le importanti collaborazioni con Lancia, per la quale la Dallara venne coinvolta nei progetti Beta Montecarlo Turbo, LC1 e LC2, che permisero all’azienda di acquisire grande esperienza con programmi corse importanti e privi di un eccessivo rischio. Sul finire degli anni ‘80 ci fu il ritorno nella massima formula con la costruzione dei telai della BMS Scuderia Italia, progetto seguito dalla Ferrari 333 SP. Fu proprio questa collaborazione con la casa di Maranello, fortemente voluta da Piero Ferrari, a spianare la strada all’ingresso nel mondo dell’Indycar. Dopo aver conquistato grandi successi nelle gare endurance oltreoceano, Giampaolo Dallara venne contattato dai vertici della nascente Indy Racing League, competizione frutto della scissione con Champ Car, per fornire quindici vetture al nuovo campionato. Questa sinergia, nata quasi per caso, venne prontamente accettata da Dallara, che non si era mai visto ordinare così tante vetture tutte in una volta. I primi anni di competizioni sugli ovali furono duri e Dallara faticò a imporsi sui concorrenti della G-Force in un periodo dove aver ragione dell’avversario era fondamentale per accaparrarsi la fiducia e gli ordini delle scuderie, le quali non avevano remore a cambiare fornitore. Alla lunga la casa parmense ebbe la meglio e fu scelta dalla totalità dei team, fino a diventare il fornitore unico della Indycar, aprendo nel 2012 una factory a Speedway, città sede dell’Indianapolis Motor Speedway.

L’interno della Dallara Indycar Factory di Speedway, Indiana (dallara.it)

Non solo monoposto a stelle e strisce

Attualmente Dallara Automobili, grazie anche alla solidità dimostrata negli Stati Uniti, è scelta come fornitore esclusivo da molti dei campionati per monoposto più importanti del mondo: dalla Super Formula giapponese alla Formula 3 e Formula 2 FIA, categorie propedeutiche per eccellenza per l’arrivo in Formula 1. L’azienda di Varano de’ Melegari è diventata quindi un punto di riferimento per gli organizzatori che intendono affidarsi ad una realtà consolidata e organizzata. Infatti il regime di monomarca non permette comunque di adagiarsi sugli allori, dal momento che è essenziale garantire un ottimo servizio di assistenza e fornitura di ricambi, nonché sviluppare generazione dopo generazione automobili che siano più veloci di quelle precedenti, pur cercando di abbassare i costi e mantenendo agevole la curva di apprendimento dell’auto stessa, in modo tale che anche i team meno esperti possano essere competitivi fin da subito. 

Dallara è presente anche nel mondo dei prototipi con un telaio di classe LMP2 ed è uno dei quattro fornitori omologati per la classe LMDh che debutterà nel WEC e nel campionato americano IMSA nel 2022. Non è da trascurare nemmeno l’apporto dato sin dagli albori alla Formula E, progetto al quale Giampaolo ha aderito da subito con entusiasmo producendo il telaio delle auto della serie ideata da Alejandro Agag. L’impegno di Dallara è recentemente andato oltre alle competizioni. Nel 2016 è stata presentata la Dallara Stradale, la veloce e leggerissima vettura prodotta nelle versioni barchetta, targa e coupè in 600 esemplari totali.

La Spark-Renault SRT 01E, la prima monoposto di Formula E con telaio Dallara (fiaformulae.com)

Dallara Academy: per gli ingegneri di domani

All’Ing. Dallara va riconosciuta l’estrema attenzione alle future generazioni, che contribuisce a formare grazie alla Dallara Academy, interamente finanziata con i suoi guadagni personali. Attraverso la struttura, Dallara Automobili collabora con la Motorveichle University of Emilia Romagna (MUNER) ospitando un Corso di Laurea Magistrale. Inoltre, nella rampa espositiva di Dallara Academy i visitatori possono ammirare le auto che hanno segnato sia la storia personale di Giampaolo, sia quella della sua omonima azienda. Un modo per restituire quanto ricevuto in passato, quando, da giovane ingegnere senza tanta esperienza sul campo, gli fu affidata senza remore la progettazione degli ingranaggi dei nuovi cambi Ferrari.

Tra le sue colline è lo stesso Dallara a raccontarci la sua avventura e la sua filosofia:

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