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Una stagione piena di successi

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foto Virtus Pallacanestro


Vincere un grande trofeo in una stagione è una grande impresa. Vincerne due qualcosa di ancor più notevole. Vincerne tre è addirittura fenomenale, tant’è che accade una volta ogni morte di papa, come è stato per l’inimitata – ad oggi, in Italia – tripletta della Virtus Kinder nel 2001. In questo 2021/22 peraltro la Virtus Segafredo di trofei se ne è aggiudicati un paio, è inutile quasi sottolinearlo ma forse ad alcuni il messaggio si è come volatilizzato, a leggere taluni commenti sui playoff persi contro l’Armani. Che, fra parentesi, ha anch’essa vinto due trofei (campionato e coppa Italia), uscendo dal terzo, l’Eurolega, un po’ come la Virtus in Coppa Italia, e sconfitta dalla stessa Virtus in Supercoppa. Questo per dire sostanzialmente una cosa: al di là di tante altre considerazioni (budget, polemiche varie…) che possono interessare o meno, le due prime della classe in Italia sostanzialmente oggi come oggi si equivalgono, e diviene probabilmente decisivo il fattor contingente per far sì che una prevalga sull’altra, come è avvenuto in questo finale di stagione dopo che le Vu Nere avevano sostanzialmente esaurito le batterie sia fisiche che nervose nella bagarre in cui si è trovata impegnata senza sosta tra fine campionato e sequenza di finali vittoriose in Eurocup. Ad essere sincero, resto sostanzialmente convinto che in linea di massima il roster bolognese sia complessivamente migliore di quello meneghino, più profondo ma anche meno equilibrato, tant’è che deve, secondo me, davvero molto alla fortuna trovata nella sfortuna di aver perso per strada Delaney: con lui presente, infatti, sarebbe stato molto più sacrificato il ruolo di Grant ed anche Shields si sarebbe trovato a giocare molte meno palle “importanti”, quelle che lo hanno consacrato mvp e che solitamente l’Armani distribuiva tra Rodriguez e Delaney, generando un gioco molto meno brioso e a mio parere più prevedibile e difendibile. Non è così infrequente che una sottrazione possa trasformarsi in una crescita di opportunità, esattamente ciò che è accaduto alla squadra di Ettore Messina. Il quale alla fine di Gara 5 si era espresso nei confronti degli arbitri (“due pesi e due misure”) in maniera non meno pesante di   Massimo Zanetti. Però in pochissimi lo hanno notato oppure in tanti hanno preferito sorvolare. D’altra parte, l’Olimpia Milano non ha peso politico né a livello istituzionale né sui media. Sarà per questo che lo scorso anno, nonostante i ritardi per il Covid, si sia fatta una sosta ai playoff per consentirle di giocare le F4 di Eurolega (ma anche quest’anno, eh, era prevista), e tra Semifinale e Finale di quest’anno di Eurocup la Segafredo si sia trovata inserita in calendario due gare di campionato, venendo a disputare la partitissima contro il Bursaspor come quarta gara in otto giorni. E ne è uscita stremata, anche se soddisfatta e vincente.

Detto ciò, ora bisogna guardare al futuro, godendosi, almeno per qualche settimana, gli ottimi risultati raggiunti dalla Virtus nella stagione che la ha definitivamente riportata nell’élite del basket europeo, dopo esservisi affacciata con la vittoria in BCL. Continuo a ripetere che questa squadra è la più divertente che si sia vista a Bologna da quella di Cosic, McMillian, Caglieris e Bertolotti, allenata da Driscoll (che manca inopportunamente fra le foto alla Porelli, nonostante i tre scudetti e i due secondi posti da lui conquistati in cinque anni), grazie alla presenza di SanTeodosic ma anche alla bravura di Scariolo nel fondere personalità originariamente distanti fra di loro e non del tutto complementari, per quanto il roster, privato troppo presto di Udoh e Abass, sia uno dei meglio assortiti visti in Italia da tantissimi anni a questa parte. Vogliamo poi parlare della crescita costante di Pajola, di quella incredibile di Jaiteh, di quella notevole di Cordinier, di come in due e due quattro si siano inseriti Hackett e  Shengelia? Se devo palesare una perplessità, mi viene in mente solo il fatto che forse Sampson in attacco non sia stato utilizzato per quelle che sembrano essere le sue potenzialità, ma alla base posso pensare che ci sia stata l’impossibilità, coi tempi di allenamento che ci sono stati tra infortuni e il resto, di aggiungere giochi appositi per lui a campionato inoltrato.

È innegabile peraltro che alcuni aggiustamenti andranno fatti per affrontare l’Eurolega: salendo di livello l’esperienza di questi anni ha dimostrato che non si può concedere più di tanto alla riconoscenza verso chi, al piano di sotto, ha ottenuto i risultati. L’esperienza di Scariolo e l’operatività di Ronci sono a questo proposito una garanzia, come si è visto nel recente passato, per cui accingiamoci ad assistere a colpi di mercato senza la frenesia di vedere acquistate le più roboanti figurine in circolazione: non so quanti avrebbero scommesso su Jaiteh, giunto a luglio pressoché in sordina, e invece si è poi capito che genere di acquisto sia stato. I nomi che oggi leggiamo qua e là, dati più meno come affari fatti, sono spesso suggeriti dai procuratori, più che orecchiati in casa Virtus, per cui si dia tempo al tempo e fiducia in chi ha dimostrato di meritarla. La prossima stagione si prefigura ancor più interessante di quelle pazzesche vissute a Bologna da cinque anni a questa parte: 19 giugno 2017, la definitiva vittoria a Trieste per la promozione; 11 maggio 2002, l’Eurocup. In mezzo, una BCL, uno scudetto, una Supercoppa, in anni che poi sono concretamente poco più di quattro, vista la questione Covid. C’è di che essere rammaricati?  

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