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Bologna

L’inaDieguato – A Remo, una bandiera – 30 Maggio

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Solo una penna come quella di Diego ci poteva emozionare con il ricordo di Remo Maccaferri. Grazie Diego, per averci regalato ancora una volta forti sensazioni.

 





C’era una volta un omino piccolo piccolo con due grandi orecchie che faceva il tifo per una grande squadra. Quella grande squadra era il Bologna football club. A quei tempi vestivano il rossoblù campioni che oggi sopravvivono nei ricordi commossi di chi li vide giocare. E addirittura sono diventati semidei per quei tanti, eroi umanissimi, che hanno consacrato il loro cuore al Bologna in questi tempi di vacche magre. Quell’omino si chiamava Remo. Remo Maccaferri. Di dimensioni minute, era davvero difficile capire come potesse battere, in quel petto un cuore così grande. Sono misteri senza risposta. Di certo, chi lo ha conosciuto, sa quanto sia vero. Remo aveva pochi mezzi e molti figli. Ma le ragioni del cuore erano tanto grandi da indurlo a collegarle al cervello. E così quei bimbi non hanno mai sentito la differenza che passa tra un’infanzia da ricchi e una da poveri. Finito il lavoro di saldatore, onorato sempre con tanta abilità, Remo si precipitava al campo di allenamento dei rossoblù con un bigliettino del figlio: mi servono due Pascutti, un Nielsen, tre Bulgarelli e un Haller. Ecco, il gioco era fatto. L’attesa dei calciatori fruttava ben sette firme degli eroi. E quelle firme altrettante figurine, o automobiline o soldatini scambiati dal figlio con i compagni più fortunati.

Ho avuto la fortuna di conoscere Remo, e di frequentarlo. La sua sensibilità è stata un grande dono, mi ha permesso di scoprire la ricchezza delle buone idee applicate alle giuste cause. Ricordo ancora l’affetto dei campioni dello scudetto, come Romanino Fogli, per quell’omino dai pochi mezzi e dal cuore immenso. E custodisco con gelosia un regalo che Remo mi fece: prezioso. Un gagliardetto dorato del club che ebbe l’onore di presiedere. Il club dei Fedelissimi. C’è stato un periodo della mia vita in cui Remo ha tenuto una rubrica radiofonica con me e si è occupato del Bologna. Ricordo la sua soddisfazione. Ricordo anche quando alla fiera campionaria cominciammo a raccogliere le firme da presentare in Comune affinchè il Comunale cambiasse il suo nome in stadio Dall’Ara. Una raccolta proposta da me, lui e Romano Fogli e poi affidata a Nando Macchiavelli. Con firme illustri: da Fogli stesso a Dino sarti e a un giovanissimo Roberto “Bimbo” Mancini. Un’altra lezione di Remo: il regalo più bello a un amico è quello che ti priva di qualcosa a cui tiene per farlo felice. Per me è diventato un postulato. Approfitto dello spazio di Mille cuori per parlare di lui, un cuore enorme rossoblù, che ha smesso di battere anni fa ma che mi accompagna ovunque. Perchè, come dice l’amico fra Benito Fusco: la speranza e le scelte vengono a noi con piccole e povere cose, non con i bagliori di improvvisi prodigi; vengono con quella semplicità che hanno tutte le cose più essenziali e necessarie: l’aria, la luce, l’acqua, il respiro. Vengono anche dentro le macerie che accumuliamo: perchè anche dalle macerie nascono germogli ..

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