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4 Febbraio, il punto su Basket City. La “bella” Virtus vola, la Fortitudo sembra ritrovarsi

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photo Buducnost


Dopo quattro giornate delle Top16 di EuroCup, la Virtus Segafredo è prima imbattuta nel suo girone, matematicamente ammessa ai quarti di finale. Ieri sera a Podgorica è stata la quattordicesima vittoria consecutiva, ma più che il semplice risultato quello che ha impressionato è stata la solidità di una squadra che non ha mai dato la sensazione di poter perdere, contro un’avversaria peraltro non priva di giocator più che buoni. La sconfitta a Bologna era costata la panchina a Mijovic, credo che al Buducnost questa Segafredo sia parsa come un tifone, perché anche ieri ha perso di 10, ma ce ne potevano stare quasi il doppio di distanza, se alla fine Teodosic e compagni non avessero deciso che poteva bastare così. Molto interessante è stato il contributo che Djordjevic è riuscito ad avere da praticamente tutto il roster a disposizione, se si eccettua il giovane Deri, presente per l’assenza forzata, ancora, di Pajola, mentre anche Belinelli, in campo soli 6’ prima dell’infortunio, si è messo comunque in mostra con un canestro in penetrazione di quelli che ti lasciano un sorriso stupefatto. E questa è la vera tegola che la Virtus si è portata a casa: potrebbe essere stato l’ultimo canestro del Beli per un po’, un mese o forse più, se le analisi dovessero confermare il sospetto di un problema muscolare (adduttore?); quasi certa è ormai la sua assenza alle Final8 di Coppa Italia. Ieri però Abass, pur con caratteristiche differenti per gioco e qualità, non ha peraltro fatto avvertire più di tanto la sua assenza, con quella che probabilmente è stata la sua miglior partita in bianconero. Segnali di crescita sono giunti da Alibegivic. Adams, che aveva cominciato balbettante, alla fine ne è uscito alla grande, riuscendo a limitare Cobbs e infilando un paio di assist da collezione. La cui saga era stata avviata da Julian Gamble, già dopo 40”. Pare ormai chiaro che il corso intensivo tenuto in palestra dalla compagnia serba sta trasformando sempre più questa Virtus in una macchina di passaggi smarcanti, che in conclusione risultano meno di quelli serviti poiché in alcuni casi gettati purtroppo alle ortiche da errori grossolani dei tiratori. Ci sono, insomma, angoli da smussare, particolari da sistemare, ma la Virtus Segafredo targata Djordjevic a me piace proprio tanto e come scrivevo giorni fa la speranza è che concretizzi con qualcosa da mettere in bacheca perché ne rimanga imperituro il ricordo. In ogni caso, sta sicuramente facendo divertire i propri tifosi ma anche gli altri, magari spettatori neutrali, per la spettacolarità che ripetutamente assume il suo gioco. Lo sport prevede la possibilità che gli avversari si dimostrino più forti. Per ora, con una caratteristica di natura fortemente “serba”, nessuno è però ancora mai parso “più bello”.

Alla Fortitudo Lavoropiù fervono invece gli studi di consolidamento della struttura tecnica della squadra. Alla lunga si stanno rivedendo tutte le dinamiche interne al gruppo e pare che si stia sondando l’opzione di trovare una nuova ala forte che, se indovinata, completerebbe un roster ora molto meglio assortito che a fine estate. Dalmonte ha fin qui lavorato soprattutto sulla “chimica”, mi pare, e sulla organizzazione difensiva. Con un 4 di “peso” potrebbe cominciare a ragionare anche su soluzioni tecniche che permettano il dialogo fra la tecnica alquanto fine di alcuni e la notevole fisicità ma un po’ rozza di altri. Poi, i chili e i centimetri sotto canestro non sono mai troppi. Potrebbero esserci problemi di natura economica che potrebbero costringere la società a cedere Cusin, che in effetti doveva poi essere solo di passaggio, ma in definitiva la strada intrapresa, fatto tesoro di certe esperienze, pare finalmente molto più solida e concreta, meno rococò, più saldamente pragmatica. La netta vittoria a Trento lo ha dimostrato: senza velleitarismi, con la consapevolezza dei propri limiti, è possibile lavorare con successo concentrandosi sulla valorizzazione delle proprie caratteristiche, il che premia quasi sempre, a volte più di quanto si sarebbe potuto immaginare. Trento domenica è stata impresentabile, ma per merito anche della Fortitudo. La strada giusta per la ricerca della propria identità potrebbe anche dirsi, forse, imboccata.

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