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Passeggiando per Via Roma a Sanremo

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Sanremo, Via Roma – Quella che agli occhi poco attenti di un turista di passaggio potrebbe sembrare una delle tante “Via Roma” di cui sono costellati i centri storici delle grandi città e degli infiniti minuscoli borghi della nostra penisola, non appare così agli occhi dell’;appassionato di ciclismo. Quando infatti costui vi giunge e ne calca il selciato, sia essa la prima, sia essa la 39; ennesima volta (come per chi qui racconta), non può fare altro che immergersi nei ricordi, che pensare al passato, che ripensare a “quella volta in cui”, che portare la mente alla vittoria (vista in qualche foto appannata del tempo) del bretone Petit-Breton nella prima edizione del 1907, ai trionfi di Girardengo e Binda, di Bartali e Coppi (in rigoroso ordine alfabetico per non fare torto a nessuno, anche se io una preferenza ce l’avrei), alle sette vittorie (record assoluto e difficilmente battibile da qualche “umano”) del “Cannibale” Eddy Merckx, al pianto di Michele Dancelli, al trionfo di Felice Gimondi in maglia di campione del Mondo, e ancora a Saronni, a Moser, al povero Fignon, a Bugno, a Chiappucci, a Bettini, ai plurivincitori recenti Zabel e Freire, a Petacchi, fino ad arrivare al meraviglioso e inatteso, o meraviglioso perché inatteso, trionfo di Vincenzo Nibali lo scorso anno. Si respira la storia del ciclismo, qui in Via Roma. Vorrei dire la storia dello sport, perché chi vince qui entra di diritto, non solo nella storia del ciclismo, ma giustappunto dello sport e, in qualche modo, del costume del nostro paese che, centododici anni fa ed oltre, ebbe l'idea di inventarsi questa corsa meravigliosa.

La corsa che collega la pianura al mare. La corsa che porta i corridori e la gente che li segue, sia in strada che alla Tv, al di fuori di un lungo inverno per lanciarli verso la primavera. Dopo la lunga pianura, superato il Turchino talvolta innevato, il gruppo vede e respira il mare. E con esso un sogno che sa di Primavera. E borghi apparente simili, ma diversi. E brezza. E i capi. E la salita della Cipressa, quasi mai decisiva, ma che lavora ai fianchi i corridori. Fino ad arrivare al mitico Poggio, altro punto nevralgico e a suo modo mitico, dove spesso la corsa si decide. Altro luogo che, se potesse parlare, racconterebbe decine di storie: di scatti che hanno portato ad un sogno fatto di vittoria, di tentativi di fuga solo abbozzati, di attacchi che sembravano buoni ma che invece sono stati stroncati nella discesa del Poggio stesso o nel tratto pianeggiante di due chilometri che paiono infiniti tra la fine della discesa e l’arrivo di Via Roma. Promette, il Poggio. Talvolta mantiene, ma non sempre. Perché è solo qui, in Via Roma, in quella che alcuni ciclofili chiamano Via Eddy Merckx, che i sogni si trasformano in realtà. Una realtà fatta di trionfo e di festa. E di Leggenda. 

Chi entrerà nella Leggenda oggi qui in Via Roma? Chi succederà al grande Vincenzo Nibali, che sarà al via ma non appare in uno stato di forma tale da permettergli il miracoloso trionfo dello scorso anno? Gli esperti, o sedicenti tali, prevedono una sfida all’ultimo sangue tra il campione d’Italia, Elia Viviani (il migliore tra gli sprinter) ed il “grillo” francese Julian Alaphilippe , che dovrà cercare di anticipare gli avversari sul Poggio visto che in teoria lo sprint lo vedrebbe battuto. Senza dimenticare però il pluricampione del Mondo Peter Sagan, che da anni corteggia questa corsa come una bella donna che mai gli si concede, e il velocista colombiano Fernando Gaviria, che finora si è un po’ nascosto, ma che avrà tutta la squadra a disposizione (compreso il norvegese Kristoff, vincitore nel 2014). Altri nomi di possibili protagonisti? Ne sparo alcuni alla rinfusa: il nostro Trentin, l’australiano Ewan, il campione del Mondo in carica Valverde, il campione olimpionico Greg Van Avermaet, gli ex vincitori Arnaud Demare (Francia) e Kwiatkowski (Polonia). Ma l’elenco potrebbe continuare, perché, come recita un antico ma non del tutto insensato luogo comune, la Milano-Sanremo è la più “facile” delle classiche (per quanto possa essere facile farsi 300 chilometri a tutta in bicicletta), e proprio per questo la più difficile, perché aperta a tutti ed a qualsiasi tipo di soluzione.

Come andrà oggi?

Lo dirà il Poggio. Lo dirà come sempre il rettilineo di Via Roma, sul quale, mentre lo percorro in lungo e in largo cercando una risposta, comincia ad assieparsi un pubblico di appassionati o di semplici curiosi. Il pubblico colorato del ciclismo, che da sempre merita un applauso a parte, come, anzi più, di colui che oggi salirà su quel palco a prendersi l’ovazione di tutti gli appassionati di ciiclismo e di sport.

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