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Storie Olimpiche – Sarajevo 1984, lo storico oro di Paoletta Magoni

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fonte immagine: L'Eco di Bergamo


Prima di Sofia Goggia, Daniela Ceccarelli e Deborah Compagnoni, la medaglia d’oro olimpica nello sci alpino femminile italiano rispondeva al nome di Paola, detta “Paoletta”, Magoni, sorella dell’ex centrocampista rossoblù Oscar. A Sarajevo 1984 l’Italia vince il suo primo oro nello sci al pino femminile.
La prima medaglia olimpica della disciplina non si dimentica mai, Giuliana Minuzzo vinse infatti il bronzo a Oslo 1952, ma l’oro, il titolo Olimpico non si dimentica mai, soprattutto se giunge inatteso come quello di Paoletta.

METEO AVVERSO – Sarajevo 1984 è una delle edizioni olimpiche più difficili di sempre. A livello logistico l’edizione jugoslava dei giochi invernale deve affrontare una delle situazioni atmosferiche più difficile. Le nevicate abbondanti mandano in tilt aeroporti e linee ferroviarie. La nebbia e le continue precipitazioni costringono gli organizzatori al rinvio di diverse gare, un esempio eclatante è quello della discesa libera maschile: prevista per il 9 febbraio, secondo giorno delle Olimpiadi, fu disputata solo il 16 febbraio, a pochi giorni dalla chiusura dei giochi.
Il meteo condizionò i Giochi in tutti i sensi. Per molti giorni la mancanza di trasporti impedì l’arrivo di farmaci e altri rifornimenti importanti per la preparazione delle gare.

LA SORPRESA – Il 17 febbraio, giorno previsto per lo slalom speciale femminile, il Monte Jahorina è avvolto dalla nebbia, la temperatura e di -10C° ed è davvero difficile poter vedere la gara dalle riprese televisive. Paoletta Magoni è iscritta nella lista di partenza dello slalom solo grazie all’assenza della campionessa uscente Hanni Wenzel. La 19enne sciatrice italiana aveva raccolto solo un sesto posto in Coppa del Mondo fino ad allora e nessuno, se non qualche temerario tecnico italiano la considera per una posizione di riguardo nella gara.
La prima manche è caratterizzata da mole uscite di pista, tra cui quelle delle favorite McKinney e Cooper. Paoletta, col pettorale numero 5 arriva in fondo, facendo alla fine registrare il quarto tempo di manche ex-aequo con la francese Pelen. In testa c’è l’altra francese Guignard, giovanissima come Paoletta, ma sono tutte molto vicine, visto che Magoni e Pelen, quarte alla pari, si trovano ad appena 14 centesimi dalla testa.
Per la seconda manche il regolamento di allora prevedeva l’inversione delle prime 5 atlete, che dovranno partire per prime. La prima è Paoletta. Le immagini non permettono di vedere come va la sua manche è difficile capire quale sia il reale valore della sua prova. La soluzione arriva subito, Pelen scende subito dopo e arriva a quasi un secondo dalla Magoni, ma seconda. Kronbichler, terza nella prima manche si perde nella nebbia, Konzett si piazza terza, mentre Guignard esce anche lei. Magoni è in testa e l’oro è suo, visti i distacchi di tutte le altre atlete che dovranno scendere.
Una sorpresa assoluta, la Magoni vince senza aver mai conseguito un podio in Coppa del Mondo. Una medaglia inattesa, che è però storica essendo il primo oro dello sci alpino femminile nella storia delle Olimpiadi.

L’ALTRO ORO – Non è l’unica medaglia azzurra alle Olimpiadi di Sarajevo. Furono due infatti in totale le medaglie della spedizione azzurra. L’altra arrivò dallo slittino. Merito di Paul Hildgartner. Il 32enne slittinista italiano, alla sua quarta Olimpiade vinse l’oro nella gara dello slittino singolo. Un risultato che lo pone tra i migliori slittinisti della storia. L’italiano più forte, prima dell’arrivo sulle scene mondiali di Armi Zoeggler. L’altoatesino infatti era già stato argento nel 1980 a Lake Placid, ma aveva già vinto l’oro alla sua prima partecipazione: Campione nel doppio con Walter Plaikner a Sapporo 1972.

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