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Pop&Sports – Come si diventa procuratore sportivo? Intervista ad un neo-agente

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Account Instagram di Cristian Tarquini

Il Calcio professionistico è un mondo che ci affascina fin da bambini: cresciamo all’ombra dei miti che vediamo in televisione, da Ronaldinho a Roby Baggio, da Kakà a Del Piero, fino ad arrivare a Messi, CR7 e Mbappè. Poi cresci e a meno che tu non sia un fenomeno con i piedi, capisci che per lavorare nel mondo del pallone devi proseguire in altre strade. E’ ciò che ha pensato Cristian Tarquini, neo procuratore sportivo, che ha deciso di fare della sua passione un lavoro, fino ad arrivare al suo primo incarico un mese fa.

Come ti sei approcciato a questo mondo?
“Tutto ebbe inizio 10 anni fa, quando ho incominciato a fare l’osservatore al servizio di un ex calciatore, che giocò nel Bologna e nel Torino, per portare nuove promesse ai camp di selezione da lui organizzati, trovando un suo annuncio su internet mentre cercavo lavoro. Ho proseguito, poi, in questa avventura tramite le conoscenze che sono riuscito a coltivare in questi camp. Entrando sempre più dentro al contesto calcistico è nato in me il desiderio di alzare l’asticella e fare le cose in maniera più professionale, cercando di diventare procuratore sportivo, mestiere che mi ha sempre affascinato”.

Ad oggi, diventare procuratore sportivo non è un gioco da ragazzi, come ci spiegherà Cristian. L’Iter da seguire è molto complesso, anche se non impossibile. Prima di accedere agli esami bisogna seguire obbligatoriamente dei corsi curati dalla CONI, Comitato sportivo olimpico e apice dell’ordinamento sportivo, oppure tramite tirocinio presso un agente, regolarmente attivo nel settore, per almeno 6 mesi. Poi si accede agli esami, che sono strutturati in due fasi: la prima è una prova generale presso il CONI, che prevede una parte scritta e orale su diritto privato, sportivo e amministrativo; la seconda, una volta superata la prima, è il così detto “esame speciale”, ovvero domande specifiche allo sport che si ha scelto. Infatti, gli sport riconosciuti come professionistici sono il Calcio (Figc), Basket (FIBA) e il Golf. Gli argomenti trattati all’esame sono sul regolamento agenti sportivi, statuto della Federazione scelta, norme organizzative interne, sempre della federazione, e il codice di giustizia sportiva. Nell’arco di un anno hai due possibilità per passare, altrimenti si ritorna a fare l’esame generale.

Come ti sei preparato per questi esami?
“Avevo trovato sul web un avvocato, al tempo ancora agente, che faceva dei corsi di preparazione all’esame. La mia idea era appunto trovare una figura professionistica che potesse seguirmi, in modo tale da non andare alla cieca. Ci vedevamo una volta al mese nell’ufficio dove risiedeva lui in quel momento (Milano, Salerno, etc.)e durante la settimana studiavo intensamente, fino a 10 ore al giorno, e svolgevo dei test che mi preparava. 
Il mio consiglio è quello di studiare attraverso dei testi molto approfonditi e completi, perché l’esame è molto complesso. Su 1300 persone lo abbiamo superato solo in 50 e sono stati bocciati anche degli avvocati”. Poi, per sdrammatizzare: “Comunque se ci sono riuscito io ci riescono anche altri”.

Una volta passato l’esame, per depositare il nome all’albo, sia al CONI che alla Federazione scelta, si deve versare una quota. Prendendo come esempio la Figc, la somma da versare è di 500 euro alla Federazione e 500 euro, più 250 di marca da bollo, per il CONI: “Non sapevo nemmeno che esistesse una marca da bollo simile. Quando sono andato dal tabaccaio a prenderla mi ha un po’ preso in giro. Ero il primo a richiedere da lui una marca da bollo di tale somma ed è una tabaccheria attiva da 30 anni”, scherza Tarquini.
L’iscrizione all’albo è da rinnovare tutti gli anni e in più si è obbligati a sottoscrivere una assicurazione per i rischi professionali. Le scadenze vanno ad anno solare per il comitato olimpico, mentre quella Figc ha scadenza per stagione sportiva, ovvero dall’1 Luglio al 30 Giugno.

Bene, hai superato gli esami e ti sei iscritto all’albo. Come ci si muove dopo?
“Bella domanda (ride)… una volta iscritti all’albo inizia la parte più dura e insidiosa, ma anche la parte più bella e stimolante.  Il mondo degli agenti sportivi è come un oceano pieno di squali, dove bisogna imparare ad andare nella direzione giusta e con le proprie forze per sopravvivere. Prima di tutto bisogna crearsi un piano e andare sempre step-by-step, perché perdersi è facile e andare alla cieca non serve a niente. Il primo obiettivo, quindi, è stato quello di crearmi dei contatti in Italia tra le società professionistiche. Nel mio caso, ho interagito subito con quelle del territorio emiliano-romagnolo. Una volta creata questa confidenza, ti suggeriscono loro quali sono i profili che stanno cercando e in base a questi cominci a lavorare. Ti fai una bella tabella, società per società e profilo per profilo. Fatto ciò cominci a lavorare cercando i talenti. 
Il passaggio successivo è stato scegliere in quale direzione spostarmi e dove potevo trovare dei risultati. Ho deciso di fare il mercato estero, perché ad oggi è quello che conviene di più: primo, perché ho conosciuto una persona che già si muoveva in questo tipo di mercato; secondo, perché questo è un mondo che dà risultati molto più elevati”.
In Paesi come Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e Germania, dove ci sono i maggiori campionati europei, la concorrenza è più spietata, rispetto a Estonia, Lituania, Bulgaria e altri Paesi. 
“L’obiettivo scelto è stato, quindi, il mercato estero, ma anche qui ho dovuto fare altre scelte: scegliere paesi piccoli per i quali qua in Italia potessi essere un valore aggiunto. Mi sono mosso inizialmente facendo l’intermediario, ovvero fare da filtro tra un paese o persona che mi propone il giocatore e le società. La chiave è trovare i Paesi emergenti che si stanno sviluppando adesso nel mondo calcistico e dove c’è terreno fertile, ovvero in quei paesi dove io potevo essere una risorsa, poiché agenti/giocatori e club hanno pochi contatti con grossi campionati, come quello italiano. Nel mio caso, per esempio, mi muovo nei paesi baltici. Puoi agire in due modi: o contattando direttamente i ragazzi dall’Italia al paese d’origine, o avere conoscenze con cui fare delle collaborazioni e che per te possano rendere il tuo lavoro molto più semplice”. 

Seguendo la recente esperienza del tuo primo incarico, una volta che hai trovato il giovane talento quali sono stati gli step successivi?
“Una volta trovato questo giovane talento, ho mostrato il suo profilo alla società che cercava proprio le sue caratteristiche. Mostratasi interessata, la società ha invitato il ragazzo per un provino. E’ stato in Italia una settimana e in base al feedback ricevuto la società ha poi mostrato la volontà di prendere il ragazzo. Poi, il nuovo club ha contattato la società madre, d’accordo al trasferimento. La differenza, in ogni caso, la fa la famiglia, perché a quest’età è difficile che ci siano contratti in gioco”. 

Come funziona lo scambio e che tipo di contratto può ricevere un ragazzo di 17 anni, come lui?
“Siccome lui non ha contratto con la società madre, formalmente non c’è una compravendita. In questo momento il ragazzo è tesserato con la nuova società con un contratto di scholarship (borsa di studio) e il club precedente prenderà i compensi della trattativa solo nel caso in cui il giocatore stipulerà un contratto da professionista”. 

Questo tipo di regolamento, sulla salvaguardia dei compensi tra club, è redatto dalla Fifa ed è una tabella che suddivide le società internazionali, per Paese, in base a delle categorie e la società verrà pagata secondo i criteri scritti, tra cui quanti soldi sono stati investiti dalla società cedente per crescere e formare questo ragazzo. 

Ora che avete concluso l’accordo con la nuova società, qual’è il tuo compenso e come viene calcolato?
“Essendo il ragazzo minorenne e con contratto di scholarship, non posso avere un guadagno su questa trattativa”.
Infatti, il lavoro dell’agente sportivo è sempre quello di lavorare con giocatori professionisti, quindi sono vietati i compensi per quanto riguarda i giocatori minorenni e/o non professionisti. Anche se fosse maggiorenne e facesse un contratto professionistico al minimo salariale, l’agente non può ricevere compenso. Un giocatore può firmare un contratto da professionista dai 16 anni in su, ma essendo minorenne la durata massima del contratto non può essere superiore ai tre anni. Dalla maggiore età in poi i club possono stipulare ai giocatori i classici contratti da cinque anni. 
In ogni caso, seguendo il regolamento Figc, il compenso può essere calcolato in tre modi: in base allo stipendio dei giocatori; su una percentuale sul compenso lordo annuo del calciatore, stabilita in comune accordo tra giocatore e agente; su una cifra forfettaria, decisa sempre tra agente e calciatore. La società può dare comunque una commissione per il lavoro di consulenza fatta e che poi ogni anno la società renderà in chiaro, divulgando la tabella delle commissioni fatti agli agenti.
“L’importante adesso è che lui cresca e faccia molta esperienza, poi se ne parlerà fra qualche anno”.

Quali sono i tuoi consigli a chi è interessato a questo tipo di lavoro?
“Come ho già detto, bisogna studiare duramente, perché non è semplice passare gli esami.  Poi, la cosa fondamentale è avere un piano e seguire gli step prefissati, avere le idee chiare su cosa fare e decidere in cosa specializzarsi. Dire di voler fare il procuratore vuol dire tutto, ma vuol dire anche niente. Qual è  la fetta di mercato che vuoi coprire e qual è il valore aggiunto che tu puoi dare ad una agenzia e ad una società? E’ importante chiarirlo subito, prima ancora di iniziare. Un’altra cosa è sfruttare ogni occasione per conoscere persone, che è sempre propositivo. Ovviamente persone serie, che potrebbero servirti nel presente e nel futuro”. 

Grazie a Cristian Tarquini per la bella intervista. 

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