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Ottavi di finale – I samurai si sciolgono dagli undici metri, la Croazia vola ai quarti

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Giappone e Croazia arrivano agli ottavi di finale, in scena alle ore 16 all’Al Janoub Stadium di Al Wakrah, con alle spalle due percorsi abbastanza peculiari. La squadra asiatica, sorteggiata in uno dei tipici gironi della morte con Spagna e Germania, ha perso con il Costa Rica ma ha incredibilmente battuto le due corazzate europee, entrambe con il risultato di 2-1, costando l’eliminazione proprio ai tedeschi. Per i Vatreni, invece, il pass è stato staccato dopo novanta minuti giocati con qualità e personalità contro il Belgio, ma arrivato anche e soprattutto grazie all’incredibile sequela di errori inanellati dalla punta dei diavoli rossi Romelu Lukaku.

La squadra balcanica, finalista nell’ultima edizione Mondiale, parte indubbiamente favorita, ma chi ha seguito il percorso del Giappone scommette senza timori sul fatto che la squadra allenata da Hajime Moriyasu venderà cara la pelle.

Al 2’ di gioco, il primo brivido è infatti per i croati. Dalla bandierina c’è Ito, che batte corto per il cross di Endo teso a pescare Taniguchi in area, ma il difensore, in ottima posizione, spedisce sulla sinistra di Livakovic.

Dopo i primissimi minuti di gioco cresce progressivamente la Croazia, che sembra mettersi in controllo della partita pur andando incontro all’ottima organizzazione degli asiatici. Perisic entra in area dalla sinistra, ma la sua conclusione deviata dà il via ad una carambola che Petkovic non riesca a sbrogliare, con il risultato che rimane sullo 0-0.

Al 12’, è Ito a scatenarsi sulla sinistra e a mettere un ottimo diagonale che taglia tutta l’area di rigore e su cui non arrivano, rispettivamente, prima Maeda e poi Nagatomo. Nonostante l’apparente controllo croato, il Giappone è ovunque, pressa a tutto campo e non lascia troppo margine di ragionamento agli avversari. Il leitmotiv almeno del primo tempo sembra esser proprio questo: i Vatreni con la tecnica, i samurai con l’intensità.

Al 27’ la più grande occasione sino a quel momento: cross di Barisic dall’out di destra, spizzata di Perisic e confusione sul secondo palo tra portiere e difensori giapponesi, dove però Juranovic non è decisivo per i biancorossi.

Le due squadre sembrano annullarsi, in una partita tattica e relativamente bloccata, fino al lampo di Kamada, giunto dopo una grande azione corale orchestrata dai suoi compagni ma sprecato alto sopra la traversa. Il Giappone alza i ritmi e la qualità, ed è il preludio al goal siglato al 43’ da Daizen Maeda: scambio su corner e cross a rientrare di Ito su cui arriva il tocco di Taniguchi, che spalanca alla punta lo spazio per bucare Livakovic.

Rapido check del VAR, il goal è buono. Il primo tempo finisce, e al contrario delle previsioni della vigilia, ad essere in vantaggio sono i samurai.

Trenta secondi e alla ripresa è nuovamente il Giappone a spaventare gli avversari con la conclusione di Kamada. Per la Croazia sembra necessario aumentare i giri del motore, e farlo a partire dalla qualità dei suoi uomini migliori.

Detto fatto, e come un fulmine a ciel sereno, al minuto 55 arriva il pareggio di Ivan Perisic: stacco di testa quasi dal limite dell’area prendendo tempo a Ito e Gonda bucato, anch’esso in controtempo, sul palo destro.

Inizia un’altra partita, ma il Giappone non subisce contraccolpi psicologici e si preannuncia una mezz’ora di grande tensione, con la Croazia che dalla sua ha recuperato coraggio e lucidità.

Al 61’ fuori Petkovic e dentro l’ex Crotone Ante Budimir, ma è Modric a prendersi la scena qualche secondo più tardi. Al primissimo spunto della partita, il trentasettenne centrocampista dei blancos esplode un fantastico destro al volo, che Gonda è costretto ad allungare in angolo.

Le occasioni tuttavia continuano a latitare, e solo una disattenzione (rara) della difesa asiatica permette a Perisic di sfiorare il raddoppio. Ma il giocatore del Tottenham è l’unico che sembra dare e dire qualcosa nella fase offensiva croata: decisamente troppo poco.

Poco convinta, del resto, anche la spizzata di Pasalic a cinque dalla fine. Fa il suo ingresso Minamino, ex Liverpool oggi al Monaco, Kovacic gli entra male in scivolata e si prende il giallo. Ma non succede più nulla, e dopo quattro giri di lancetta aggiuntivi si va ai supplementari (i primi di questo Mondiale) sul risultato di 1-1.

La prima frazione scorre via senza particolari emozioni, eccezion fatta per la fiammata di Mitoma in contropiede, che dopo settanta metri di corsa trova una leggera deviazione e i pugni di Livakovic.

Escono Modric e Perisic, le squadre sembrano stanche e preoccupate soprattutto di non prendere goal, e gli ultimi quindici di partita ripresentano lo stesso canovaccio: la Croazia tiene palla ma non penetra, il Giappone si difende ordinatamente e riparte. A tutto questo si sommano errori individuali e palle perse, ma soprattutto a centrocampo, con sempre meno presenza in fase offensiva.

L’ultima occasione è il tiro del neoentrato Majer, con un rasoterra che si spegne sul fondo. Poi, comincia la roulette dei rigori, la prima di questo Mondiale.

Per i samurai sbagliano Minamino, Mitoma e Yoshida, che calciano tre rigori identici, deboli e sulla sinistra, tutti intercettati da Livakovic. Per i croati solo Livaja, con Pasalic che non fallisce il tiro decisivo. Finisce 3-1, e finisce il Mondiale del Giappone, che comunque esce a testa altissima. Per i samurai è stato determinante lo sforzo sul piano fisico e atletico messo in atto soprattutto nel primo tempo, che ha posto i giocatori nella condizione di arrivare stremati alla fine, anche se la loro tattica a tutto gas si è spesso rivelata spettacolare.

Per i croati ha contato la freddezza e l’esperienza dei giocatori più europei, in special modo dagli undici metri. Che tuttavia dovranno dare necessariamente di più anche durante il resto della partita, perché sulla loro strada, con tutta probabilità, ci sarà il Brasile di Tite e dei funamboli in maglia verdeoro.

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