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Bologna

The Day After – 2 Feb

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Allarme rosso(blù)

Prendersela con l’arbitro e relativi presunti errori, in fondo, oggi non ha molto senso: non è di certo colpa dei fischietti italiani se il Bologna ai primi di febbraio si trova in una situazione di classifica ( e non solo) a dir poco critica.

Addossare tutte le responsabilità al malcapitato giudizio del signor Calvarese sarebbe in fin dei conti un’analisi catalogabile come superficiale e avventata: perché, a meno di qualche voce fuori dal coro, si è tutti d’accordo sul fatto che, senza il dubbio penalty dato in principio di gara alll’Udinese, il match avrebbe potuto prendere una piega ben diversa. E fin qui non ci piove.

Ma non è questo il punto: il nocciolo del problema è un altro e di ben diversa caratura. Il vero dramma ( sportivo, s’intende) è quello di avere di fronte agli occhi una squadra talmente scarsa e di basso livello da non sembrar vera: un’armata Brancaleone capace di perdere una delle partite più importanti dell’anno, nonostante l’anti-calcio e il metodo catenacciaro profusi in campo. Della serie: oltre il danno, la beffa. Ma d’altronde, in fondo, tutto torna.

Perché questa rosa non è che la naturale conclusione di un percorso iniziato due anni fa e del quale l’ultimo mercato non è stato che il giusto e sacrosanto apice, complice una gestione da “ brividi” e di continuo indebolimento della rosa che, a costo di ripetersi e di scadere nella mera retorica, è stato un lento e silenzioso stillicidio.

E così, quella che doveva essere la partita della ribalta e della rinascita, è stata tutto il contrario: il match della paura e della conferma che quest’anno la retrocessione è un’ipotesi in fondo non così remota. Una vera e propria mazzata per i tifosi increduli sugli spalti: perché mai come ieri si era avuta reale percezione della piega potenzialmente catastrofica presa dalla stagione in corso.

La soluzione? Ad oggi il pessimismo regna giustamente sovrano ed incontrastato, anche se cominciare a piangere e disperarsi con ancora quattro mesi ed un intero girone da giocare, sarebbe deleterio oltre che un suicidio in piena regola: come al solito, seguendo il copione tanto in voga in questi anni, si dovrà contare sui demeriti altrui più che sui meriti propri, per tentare di conservare la massima serie.

Impresa a dir poco complicata, considerando anche gli sforzi fatti nel mercato di gennaio ( a differenza di Guaraldi and company) delle dirette concorrenti, ognuna rinforzatasi in modo adeguato ( il Livorno con Belfodil, il Chievo con Paredes ed il Sassuolo con più di mezza squadra nuova di zecca): che dire, ancora una volta per salvarsi servirà il grande immenso cuore dei tifosi felsinei, per sospingere questa piccola squadretta ai fatidici 40 punti.

A giugno però, qualsiasi sia la categoria e la serie, sarà l’ora di fare un bel ripulisti una volta per tutte: perché continuare in questo modo, tenendo in vita artificialmente un paziente ormai in via terminale, sarebbe in effetti poco rispettoso per quello che Bologna e la sua squadra di calcio sono stati ed hanno rappresentato.

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