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Forcing – Cardi: “La triade dirigenziale del Bologna non mi convince, e Inzaghi l’avrei già cambiato”

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Immagine presa dal profilo Facebook di Gian Francesco Cardi

Troppo onesto per fare il procuratore. Chi conosce Gian Francesco Cardi, 71 anni, avvocato, ferrarese di nascita e bolognese d’adozione, vedendolo frequentare i saloni del calciomercato, non ha mai avuto dubbi sulla sua onestà e, di conseguenza, sulla sua scarsa adattabilità a un mondo popolato da pescecani. E infatti da qualche tempo l’“avvo” ha passato la mano ad alcuni fidati colleghi (l’ex portiere Cervellati, in primis) e si è dedicato – con la “complicità” di Sabrina Orlandi – al ruolo di opinionista televisivo. Che sia bravo o meno, lo giudicheranno i telespettatori, ma di una cosa nessuno potrà mai dubitare: la sua onestà lo accompagna pure negli studi di Rete .

Signor Cardi, comincerei da una costatazione sulla Spal. Dopo aver conquistato 9 punti nelle prime quattro gare, la squadra di Semplici è riuscita a vincere solo con la Roma. Non le chiedo, ovviamente, perché i ferraresi non siano lì appaiati con la Juve, piuttosto perché questa débacle da 16esimo posto.
“È successo questo: la Spal è partita bene per merito di un certo tipo di preparazione e perché ci sono giocatori dello scorso anno. Mentre le altre squadre dovevano – probabilmente – ancora formarsi, i biancoazzurri avevano già una loro identità di gioco, per cui sono partiti alla grande. Di conseguenza, le altre sono salite di condizione e la situazione della Spal si è arenata, diciamo anche per errori dei singoli.
Comunque, è una squadra che ha una propria identità: questo bisogna dirlo. Poi, la squadra di Semplici, l’anno scorso, era sconosciuta; quest’anno le hanno preso le misure, perché la tipologia di gioco è rimasta la stessa. Adesso, quando raddoppiano Lazzari sulla fascia, condizionano il gioco della squadra intera”

Che abbia un’identità precisa, credo sia una verità oggettiva. Che allenatore è Semplici?
“Guardi, è un ottimo allenatore. Io lo conosco da tantissimi anni e si è migliorato nel tempo. Bisogna dargli atto perché ha portato una squadra, come la Spal, dalla D alla A in pochissimi anni: è merito soprattutto suo. Già in Serie B aveva mostrato l’identità della squadra, mostrando un gioco produttivo, ma chiaramente – dopo un anno da outsider in Serie A – si è un attimo assestata. Comunque è un allenatore che, nella massima serie, ci può stare alla grande”

A chi possiamo attribuire la “colpa” delle prestazioni? A lui o alla squadra?
“Direi che di colpe non ce ne sono tante. Quest’anno hanno puntato su molti giocatori che, purtroppo, non hanno reso quanto si sperava, come Valdifiori. Mirko è sempre stato un ottimo giocatore, in questa stagione sta trovando poco spazio, quindi probabilmente Napoli e Torino gli hanno tolto un po’ di incisività. Poi, il portiere. Abbiamo perso Meret, che sta dimostrando di essere uno dei più importanti nel suo ruolo. Ora è arrivato Viviano e bisogna sperare che faccia come, l’anno scorso, il friulano. Davanti è arrivato un giocatore di peso (Petagna, ndr), che fa un certo tipo di gioco, dimostrandosi produttivo a sprazzi.
Insomma, bisogna dare atto che la squadra sta facendo tutto quello che può e, nel caso alcuni di questi giocatori miglioreranno col tempo, potranno lottare per questa benedetta salvezza”

Mi ricollego a nomi come Schiattarella e Viviano, in ottica-mercato. Il centrocampista sembrava in uscita, mentre, a Ferrara, è arrivato solo il portiere. Altri nomi – magari fantasiosi – come Giaccherini o Zukanovic non hanno trovato conferme. Come mai questo blocco nel mercato?
“Qui c’è da dire che la Spal ha sempre avuto una fisionomia precisa: fa calcio senza svenarsi o senza mettere in discussione la situazione economica della società. La società, quindi, si muove di conseguenza. Credo che sia uno dei club avente un monte ingaggi supportabile a quelle che sono le entrate, e credo che loro guardino molto a questa situazione. Ed è giusto che sia così perché, per produrre calcio o qualsiasi altra cosa, bisogna fare in modo che le proprie tasche lo consentano. Quindi, se ci sono delle possibili entrate, allora si procede; in caso contrario, non si va a mettere a rischio l’economia della società. A me piace questo modo, però bisogna che Direttore Sportivo e allenatore siano bravi a fare anche certe ‘invenzioni’”.

Quindi la Spal, come il Bologna, si autofinanzia.
“Certo, non vedo per quale motivo i proprietari debbano buttare un sacco di soldi nella società di calcio se dev’essere un qualcosa gestito bene, che si autofinanzi e che proceda secondo quelli che sono i canoni previsti dalla Federazioni internazionale. Per cui, si stanno muovendo nel modo giusto”

Il Bologna, secondo lei, si sta muovendo nel modo giusto?
“Da un punto di vista economico, il Bologna ha un presidente che cerca di guardare alla giusta proporzione tra spese ed entrate. L’unica cosa che non mi convince è la triade della dirigenza, composta dall’amministratore delegato, dal direttore sportivo e da Di Vaio, perché – quando sono in tre – non si capisce mai di chi sia la vera responsabilità. Per cui, se le cose vanno male, ci sono tre coglioni (parlando in maniera generale, ndr); se bene, sono in tre a godere della situazione. Nel calcio, quando ci sono troppe persone, non c’è mai troppa chiarezza: responsabilità e modo di muoversi dovrebbero essere di una persona unica, per poi rispondere di ciò che si fa. Qui, invece, c’è una situazione cooperativa un po’ particolare.
L’altra cosa che mi colpisce è che stanno facendo mercato, prendendo giocatori e tenendo un allenatore che andava sostituito – come minimo – un mese fa. Allora, la situazione riguarda il fatto che hanno voluto tenere l’allenatore per prendere Soriano e Sansone, che hanno lo stesso procuratore, e si stanno muovendo per altri giocatori, non facendoci capire se vuole continuare col 3-5-2 o 4-3-3. Con la difesa a quattro era riuscito a produrre qualcosa, poi l’ha sempre abbandonato, pur avendo i giocatori per farlo.
Ora vedo che sono su Farias e Caceres. Il primo è da 4-3-3, mentre il secondo è buono ma ha già la sua età e ha sofferto degli infortuni. Il fatto è che se continui a proporre il gioco come hai fatto fino ad adesso, pure prendendo 5-6 giocatori, non vedo come i risultati possano venire fuori”

Rimanendo sul tema Inzaghi: immaginerà che non è più tanto ben voluto visti tutti i comunicati…
“Mah, guardi, le ho già detto quello che vedo io personalmente. Io sono un simpatizzante di tutte le squadre, ma principalmente di Spal, Milan e Bologna. Non sono accanito, però guardo sempre i loro risultati, sperando facciano bene. Quando giocano tra di loro, assisto alla partita cercando di essere il più oggettivo possibile. Mi sono trovato per due anni con i miei idoli, Donadoni e Inzaghi, alla guida del Bologna: il primo ha funzionato a sprazzi, siccome ha perso il 50% delle partite; col secondo, la situazione è peggiorata. Non è pensabile che una società, con uno dei presidenti più ricchi, presenti un calcio simile.
Ogni azienda deve presentare un bilancio sano, portando a termine il proprio scopo: far venire gente allo stadio. I rossoblù sono anni che non lo fanno”

Parlando di Donadoni, quanto converrebbe riprenderlo, dal punto di vista economico e di risultati?
“Io sono uno di quelli che sperava Donadoni andasse via, perché vedere quel tipo di calcio mi aveva stancato, però – piuttosto di vedere il calcio fatto da Inzaghi – lo avrei già richiamato due mesi fa. Non si può far pagare alla società tre allenatori, quindi, visto che Roberto ha salvato il Bologna – senza patemi – per tre anni, io lo avrei riportato senza poi prolungargli il contratto”

Ultima domanda. Cosa vuol dire, per lei, il derby tra Spal e Bologna?
“Ah, ci pensavo proprio ieri! Sarà una partita dove entrambe le squadre avranno come scopo non perdere. Nessuna delle due, secondo me, andrà in campo con l’idea che bisogna vincerla a tutti i costi. Questo farà in modo che chi avrà la mentalità più equilibrata, avrà il sopravvento. Chiaro che vincere sarebbe l’ideale per tutte e due, però – poi – perdere sarebbe un danno, ancor di più per il Bologna”

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