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Il Resto del Carlino – Intervista a Luca Gotti

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Luca Gotti, vice allenatore di Donadoni nel triennio 2015-2018, ha rilasciato un’intervista a Doriano Rabotti disponibile quest’oggi sulle pagine del Resto Del Carlino. Il tecnico, ora in forza all’Udinese, ha raccontato la sua esperienza a Bologna, in Inghilterra e quella attuale a Udinse in qualità di vice di Igor Tudor. Ironia della sorte? Domenica il Bologna affronterà proprio l’Udinese alla Dacia Arena, e si assisterà a un rencontre tra Gotti e la sua ex società.

DONADONI Il ricordo che Gotti serba di Bologna è eccelso, non soltanto dal punto di vista calcistico. Ottima qualità della vita e del lavoro, oltre a una società seria quale è il Bologna. Il tecnico ha rivelato di aver legato con diversi bolognesi, anche fuori dal terreno di gioco, con il quale ancora si sente spesso. Tuttavia, ha anche ammesso di rapportarsi meno con Donadoni, ora in forza allo Shenzen nella lontana Cina. Il suo nuovo interlocutore è adesso Tudor, con il quale intesse — a sue parole  un dialogo aperto e sereno. 

IL CHELSEA E L’UDINESE Maurizio Sarri e Gotti si conoscono fin dai tempi del corso per allenatori. L’attuale tecnico bianconero aveva forzato la mano per avere a Londra Giovanni Martuscello, che però rimase all’Inter. Gotti aveva la possibilità di restare al Chelsea, sebbene quest’anno sperasse di seguire Sarri alla Juve. La scelta finale è ricaduta poi sull’Udinese: sia perché vive a Montebelluna, sia per aiutare Tudor nel processo di graduale conoscenza del campionato italiano. 

L’ESPERIENZA SOTTO LE DUE TORRI Tornando a parlare di Bologna, Gotti ricorda come il pubblico felsineo sia sempre stato molto attento alle dinamiche della squadra. Un legame viscerale, ha detto. Pressione continua (in senso positivo). Con Donadoni è finita causa l’organico che i due avevano a disposizione: difficile coniugare risultati e bellezza di gioco. Unico rimpianto? Avrebbe voluto essere inserito nelle nuove scelte societarie. 

IL NUOVO BOLOGNA La squadra attuale sa bene quello che vuole. É felice per la presenza di Soriano e Sansone, suoi “figliocci”, portati dalla Germania in azzurro all’epoca dell’esperienza nelle nazionali giovanili. L’organico di adesso è più forte, dice. Olsen già lo conosceva dato che ne parlavano tutti bene. Tomiyasu lo vide l’anno scorso e rimase impressionato dalla sicurezza di gioco espressa, inconsueta per un ventenne. Per finire, ha espresso la massima solidarietà a Mihajlovic: «Non lo conosco di persona, ma gli sono vicino in questo momento».

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