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Bologna, cosa manca alla squadra per fare il salto di qualità?

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Damiano Fiorentini - 1000cuorirossoblu

Una volta conseguiti i risultati mirati a raggiungere un determinato obiettivo, ecco che la squadra viene chiamata a vincere una partita in più per fare il “salto di qualità”, termine che ormai aleggia sulla città da parecchi anni.

Durante questi anni di gestione Saputo, più e più volte si è parlato di un salto di qualità che però non è mai arrivato: puntualmente quando si arriva alla partita da vincere, questa viene fallita e spesso e volentieri la squadra ha una determinazione inferiore a quella del suo avversario. Questo è proprio quello che è successo anche due sere fa contro il Benevento: il Bologna dopo 90 secondi trova la rete del vantaggio, dopo di che lascia la partita in mano ai sanniti continuando a giocare solo ed esclusivamente attraverso un possesso palla sterile anzichè continuare a offendere e creare per cercare di chiudere la gara; nonostante ci siano state altre occasioni nitide dove si doveva segnare, questo non è avvenuto; al contrario, i rossoblù hanno subito il goal del pareggio.

Quindi, cosa manca ai felsinei per fare il salto di qualità? Guardando le partite, specialmente degli ultimi tempi, i nodi da sciogliere possono essere tre: perchè il Bologna regala sempre goal agli avversari? Perchè la maggior parte delle occasioni le spreca? Perchè se non hanno l’acqua alla gola, ai giocatori manca la determinazione per giocare forte?

Come Mihajlovic in conferenza stampa afferma più volte, questa squadra non ha più bisogno di preoccuparsi della tecnica e della tattica: secondo l’allenatore questi due concetti sono già stati assorbiti dai suoi giocatori. Le prestazioni in campo gli dimostrano di avere ragione, infatti, nella maggior parte dei casi vediamo un Bologna comandare nel possesso palla e spesso anche disimpegnarsi con grande qualità nella trasformazione dell’azione da difensiva a offensiva. Tutto questo significa che il problema lo riscontriamo nell’aspetto psicologico dei giocatori che non riescono a portare a termine una buona prestazione nell’arco dei novanta minuti. La dimostrazione è nel primo punto che sopra abbiamo citato: il Bologna almeno un goal a partita lo regala. Non parliamo di errori di reparto, che sono piuttosto rari da vedere, ma errori dei singoli; non c’è mai una partita nella quale ogni giocatore fa il suo compito senza sbavature; o sbaglia un centrocampista, o un difensore, o il portiere. Guardando la classifica di Serie A riguardante gli “expected points”, i rossoblù dovrebbero trovarsi a cinque punti in più; questo significa che, a causa degli errori commessi, spesso giocano le partite partendo da un risultato di svantaggio perchè non riescono tutti e undici i giocatori a mantenere alta la concentrazione per l’intera durata di una gara.

In aggiunta a questo dato, è lampante che i felsinei creano tanto ma finalizzano poco; quante volte abbiamo assistito a errori clamorosi dopo aver creato delle occasioni nitide? Nel gioco del calcio se non butti il pallone in rete è difficile vincere le partite; infatti, in 22 incontri il Bologna ha portato a casa i tre punti soltanto in sei occasioni, e non a caso solo contro squadre sulla carta inferiori all’organico rossoblù, perchè se commetti errori contro formazioni più forti è poi più difficile recuperare.

Comunque vincere e perdere fa parte dello sport. Certamente non si può pensare di vincere ogni partita oppure di non perderne nessuna, ma se c’è una cosa che fa arrabbiare un tifoso è senza dubbio l’atteggiamento con il quale scendono in campo i propri beniamini che a volte lascia un amaro in bocca al sapore di delusione. Contro il Benevento l’altra sera è stata solo la gocciolina che ha fatto traboccare il vaso, perchè ormai il pubblico è abituato a vedere sbagliare la partita “decisiva” che porta ad ambire a qualcosa di più importante di una semplice salvezza. Si ha quasi l’impressione, oltre che manchino le motivazioni, che se la squadra non si trova con l’acqua alla gola, come a Parma, gioca poco determinata al solo fine di fare il compitino cercando di ottenere il massimo e se non si riesce pazienza.

In una piazza del blasone di Bologna, una delle più titolate d’Italia, non ci si dovrebbe accontentare di una salvezza tranquilla, una metà classifica qualunque, avere come migliore ricordo degli ultimi anni un decimo posto raggiunto all’ultima giornata dopo aver avuto più di un piede nella fossa della retrocessione; al contrario bisognerebbe, a partire dalla società, dimostrare quella voglia di tornare grandi non solo attraverso le parole ma con i fatti.

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