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Bologna

IL GRILLO PENSANTE – Una rosa coi fiocchi

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Gli scontri diretti con Fiorentina e Lazio si preannunciavano come contese dal valore doppio in quanto le avversarie, già da agosto, avevano dichiaratamente inquadrato nei propri mirini un bersaglio europeo; il Bologna invece, cercando di costruire la propria casetta un mattoncino alla volta, si è ritrovato a edificare le guglie di una mirabolante cattedrale anch’essa con affaccio sul continente, motivo per cui gli incroci con quotati membri iscritti alla bagarre assumono un’importanza enorme.

Una volta saliti all’attico nessuno ha intenzione di scendere nuovamente ai piani inferiori, sono partite che si preparano da sole. Sono le partite per cui vale la pena giocare a calcio.

 

Il rischio di abbassare la guardia con avversari meno quotati

 

Il risultato di giocare gare tanto attese si è tradotto in altrettante vittorie, dominante contro la Fiorentina e di grande sacrificio a Roma, molto diverse tra loro ma con l’alta soglia di concentrazione come comune denominatore. L’Hellas Verona, sebbene provenga dai positivi pareggi contro Monza e Juventus, rappresentava indubbiamente un impegno dall’appeal inferiore, il rischio di abbassare la guardia per un gruppo meritevole di tirare per un attimo il fiato era ipotizzabile; Thiago Motta è sicuramente giovane come allenatore ma veterano di tante battaglie cruciali da giocatore, mai consentirebbe alla sua amata creatura di concedersi una licenza in un momento tanto decisivo, da consumato stratega mischia ripetutamente le carte per tenere a bordo tutta la rosa sulla rotta per il paese dei balocchi. O verso altra destinazione simile.

 

Col Verona una prova di maturità

 

Davanti agli oltre 26 mila spettatori di un Dall’Ara con un’anima sempre più fusa in quella dei propri beniamini, la squadra di Marco Baroni si è dimostrata un rebus non semplice da risolvere; gli scaligeri hanno attuato i propri piani intasando di sabbia gli ingranaggi bolognesi, hanno imbastito la contesa sul piano di una fisicità spesso border line che ha reso il gioco molto sporco, spezzettato, poco congeniale per la qualità di palleggio di Zirkzee e soci. Un’autentica prova di maturità superata grazie alla quarta rete del golden boy Giovanni Fabbian e alla prima rete stagionale di Remo Freuler, dodicesimo marcatore di un’efficiente cooperativa del gol, la quinta vittoria consecutiva in campionato come non succedeva addirittura dalla stagione 1963/64 quando lo squadrone che tremare il mondo fa si cuciva lo scudetto sul petto.

 

Una rosa profonda e di qualità

 

Come accennato Thiago Motta è l’asso di briscola nel coinvolgere praticamente l’intera rosa nelle sue rotazioni, nessun posto da titolare è assegnato a tempo indeterminato e chiunque scenda in campo ha di sicuro sudato sette camicie negli allenamenti settimanali; tale modalità è possibile grazie anche ad una rosa qualitativamente profonda tanto che, nella vittoria sul Verona, pezzi grossi come Calafiori e Saelemaekers sono rimasti a sedere fino al triplice fischio, ad Odgaard che aveva timbrato il cartellino nelle prime 2 presenze in maglia rossoblu è toccata la stessa sorte nelle successive 2 e Karlsson (acquisto più costoso dello scorso mercato estivo) si è rivisto in campo dopo essere tornato a disposizione da almeno un mese.

Lo stesso Nikola Moro ha giocato appena una ventina di minuti nelle ultime 4 partite, persino Skorupski ha sperimentato che in nessun ruolo ci si può adagiare sugli allori, neppure in porta quando c’è un giovane Ravaglia pronto a non farti rimpiangere.

Tutti quanti si sentono parte di un’inaspettata quanto straordinaria impresa in cui nulla però è ancora scritto; è però ben chiaro che, restando uniti, si può continuare a sognare. Forse fino alla fine.

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