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L’editoriale del lunedì: Virtus, per ora niente processi, piuttosto è il momento di stringersi attorno alla squadra

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Il giorno dopo la scoppola reggiana in casa Virtus Segafredo gli umori non possono non essere sotto i tacchi. In società, certo, dove qualcuno si starà ponendo delle domande; tra i tifosi ancor di più, perché è sempre così: tutti entusiasti quando le cose vanno bene, magari rifiutandosi di riconosce eventuali difetti anche macroscopici, tutti depressi o arrabbiati ad ogni inciampo, a prescindere dall’importanza della crepa apparsa nel muro di sostegno. La sconfitta con l’Unahotels è certamente un segnale preoccupante, in certa misura, perché arrivata dopo quella sorprendente contro Cremona (che non è tuttavia una squadra di scappati di casa, come ben sanno ora anche a Varese, affondati dall’ex Fabio Mian). Coi lombardi ci stava l’attimo di deconcentrazione, in questa fase della stagione. Con la truppa di Martino non ci sono invece scuse plausibili: la Virtus ieri ha buttato due punti in modo inspiegabile, se non come atto di supponenza ingiustificabile. Le differenze sul piano tecnico sarebbero in teoria evidenti; il vantaggio di giocare in casa è diminuito, causa Covid-19, ma non del tutto scomparso; la motivazione del riscatto dalla brutta figura precedente poteva rappresentare il carburante giusto per giocare una buona partita. E per un po’ è stato così: una partenza finalmente adeguata stava proiettando la gara sul piano della semplice pratica da sbrigare, quando sono apparsi come degli spettri davanti agli occhi di tutti. La Segafredo si è trovata incapace di gestire il vantaggio acquisito, poco alla volta si è fatta risucchiare in una gara ad alta intensità e ha dimostrato di non esserne psicologicamente preparata. Cosa sia accaduto, cosa stia accadendo lo sa in verità solo lo staff tecnico, probabilmente, o almeno ci si augura che sia così, perché al contrario vorrebbe dire che qualcosa di serio si sta insinuando in un gruppo apparentemente bellissimo. Ma francamente non credo che sia questa la situazione, e la partita con Monaco in Eurocup sarà l’occasione per dimostrarlo, come è già avvenuto ad Andorra. In questa fase di stagione ci sta che i meccanismi non risultino ancora rodati alla perfezione; la preparazione fisica e tecnica, accelerata per forza di cose, non può non risentire della straordinarietà del momento. Insomma, ci sono tante ipotetiche concause che potrebbero spiegare il doppio infortunio in campionato della Segafredo. Che adesso è attesa a una nuova dimostrazione di forza, prima mentale e poi tecnica. Non è ancora il momento dei processi, non ne è assolutamente il caso. Djordjevic è certamente imperfetto, come allenatore, come in fondo lo sono poi un po’ tutti: Messina lo scorso anno a Milano stava facendo meglio con tutt’altro budget? Si abbia la compiacenza di attendere qualcosa più di piccoli indizi per emettere qualsiasi tipo di sentenza, e la stessa società dimostri maturità nel non farsi trascinare nella miriade di dubbi che potrebbero aggredirla.

Ora è il momento di stringersi attorno alla squadra, all’interno della Virtus Segafredo. Ora è il momento di credere nel progetto elaborato e finanziato, e sarebbe assurdo rischiare di mandare tutto all’aria a questo punto.

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