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I racconti del commissario – Moto Testi, dai pedali al motore

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Archivio Claudio Fargione

Eccellenza delle due ruote

Bologna 1934. Un meccanico di nome Umberto Testi decise di dare vita ad una sua azienda per la produzione di biciclette da turismo e da corsa al numero 20 di via delle Moline. Il fondatore ha un’idea precisa: creare mezzi superiori alla concorrenza per qualità e accuratezza, anche a costo di un prezzo più elevato. Unendo intuizione e capacità, i velocipedi di Testi si imposero all’attenzione nazionale e l’impresa crebbe rapidamente. Nel 1939 venne inaugurata una nuova sede in via Righi e nel 1946 anche il Giro d’Italia fece visita all’officina di Umberto, prima di un nuovo trasferimento in via del Borgo dopo altri tre anni. Fu allora che le prospettive si ampliarono: in un’Italia che rinasceva era giunto il momento di passare alle due ruote a motore!

Cambio di prospettive

Testi iniziò a produrre telai in lamiera stampata per costruttori di ciclomotori come la porrettana DEMM, con cui il rapporto si sarebbe protratto per tutti gli anni Cinquanta dando vita alla motoleggera “Demmino” da 50 cc. Decisivo per la casa bolognese fu il rapporto con la Fichtel & Sachs, azienda austriaca produttrice di motori. Proprio con il due tempi Sachs a due marce montato su un telaio Testi nacquero il Sachs 98 e il 48 (Bebi Sachs), grandi successi di vendite. Nel 1953 Erio Testi, figlio di Umberto, si trasferì in Austria presso l’azienda “partner” acquisendo conoscenze tecniche su telai e motori di piccola cilindrata che si sarebbero rivelate importantissime al suo ritorno a Bologna. Nel 1958 era arrivato il momento della meritata pensione per il fondatore e fu Erio a proseguire l’attività concentrandosi sui ciclomotori. In una nuova sede a San Lazzaro di Savena nacque la “Velomotor Testii” con un motto preciso: “Tecnica con fantasia”.

Immagine della brochure di presentazione del Testi Cricket, ciclomotore con serbatoio integrato nel “tubone” del telaio (Archivio Claudio Fargione)

Anni di successi

Applicando internamente l’esperienza maturata sui telai e condividendo le conoscenze motoristiche con Vittorio Minarelli, Testi introduceva continue novità tecniche facendo crescere rapidamente la sua azienda. La fortunata combinazione con i motori costruiti a Calderara portò alla nascita di modelli come il Turismo E2 (1959), il Grand Prix De Luxe (1960) e l’innovativo Trail King, primo motociclo di cilindrata 50 cc nato per il fuoristrada, a cui seguì il Testi Trail, dotato della possibilità di raddoppiare i rapporti sui terreni più difficili. Nel 1966 arrivò il Week End, ciclomotore da fuoristrada con propulsore Minarelli P4 arricchito da un’antenna radio ricetrasmittente inserita nel fanale, seguito nel 1969 dal Champion, il modello stradale che sarebbe divenuto il più grande successo della casa felsinea nelle versioni “Lusso” e “Veloce 50”. Erio Testi cavalcava l’onda dei risultati commerciali avviando fruttuose collaborazioni con marchi stranieri come la francese Gitane (che assemblava oltralpe con il marchio Gitane-Testi i modelli prodotti a Bologna) e la tedesca Horex, che produceva nel proprio stabilimento i ciclomotori progettati in Emilia. La produzione, esportata per il 50%, passò dalle 20.000 unità di fine anni Sessanta alle 30.000 del decennio successivo, con oltre 120 dipendenti impegnati nello stabilimento di San Lazzaro.

Nuovi orizzonti

Nel 1983 Vittorio Minarelli venne in contatto con investitori americani alla ricerca di un collaboratore. Obiettivo: produrre ciclomotori in Cina per lo sterminato e ancora vergine mercato interno. Erio Testi rispondeva perfettamente ai requisiti richiesti e in breve la Velomotor Testi diventò la prima industria europea a siglare un contratto di joint-venture con la Repubblica Popolare Cinese. Si sarebbero costruiti ciclomotori e moto fino a 125 cc presso un modernissimo stabilimento da costruirsi nella provincia di Foshan con il marchio FOSTI (FOShan-TesTI). Nel frattempo la casa emiliana avrebbe inviato in Cina 1.000 moto al mese per un triennio. Per soddisfare questo surplus di produzione, Testi si avvalse della collaborazione motoristica di un’azienda bergamasca e non della Motori Minarelli come di consueto. A quel punto Minarelli interruppe la collaborazione, mentre i tecnici cinesi acquisivano le conoscenze per procedere in proprio a costruire ciclomotori. Un successivo cambio di dirigenza portò alla mancata sottoscrizione del contratto da parte dei cinesi, aprendo una pluridecennale vertenza penale che vedeva Erio Testi, patrocinato dalle autorità statunitensi, opposto al governo della Repubblica Popolare. Il mancato rimborso di quanto investito dalla Testi provocò all’azienda danni irreversibili, che ne causarono la definitiva chiusura nel 1987. Erio Testi ci ha lasciato nel 2008 senza vedere la fine del procedimento giudiziario a difesa dei suoi interessi, ma il marchio da lui fondato vive ancora grazie all’impegno della figlia Cristina, intenzionata a rilanciarlo nel mondo del motorismo italiano. Come uno storico marchio della Motor Valley meriterebbe.

Il restauro di una Testi Champion 50 raccontato in un video (Vintage Corner su YouTube)

 

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