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La caduta dei Giganti: FC Barcelona, tra debiti, stipendi faraonici e l’incombenza della crisi.

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L’anno scorso, tralasciando l’umiliante sconfitta subita contro il Liverpool nelle semifinali di Champions League, il Barcellona poteva vantare una discreta performance finanziaria. Nel 2018-2019, il Barcellona infatti era riuscito a superare gli acerrimi rivali del Real Madrid, nella classifica, stilata da Deloitte, dei club calcistici con il maggior fatturato. Il club catalano aveva infatti registrato un aumento del 22% rispetto l’anno precedente e con un guadagno di €840.8 milioni, aveva distanziato il club madrileño di oltre €80 milioni.

 

Poi, il Covid, ha cambiato tutto, facendo sorgere diversi dubbi non solo riguardo la capacità del Barça di mantenere guadagni elevati nel futuro, ma anche per quanto concerne l’abilità di rimanere competitivi sul campo da gioco.

 

Il passato ha dimostrato quanto il calcio possa essere un sport volatile. Per esempio il Leeds United, potenza del calcio inglese, è assente dalla Premier League dal 2004. discorso simile può essere fatto per il Manchester United, con l’ultimo titolo vinto nel 2013, e senza alcuna prospettiva. Un’altro esempio può essere trovato in Italia, il Milan. Il club rossonero, secondo come numero di titoli di campione d’Europa, era negli anni 2000 saldamente il 3° club europeo, a livello di incassi. Ora si trova fuori dalla top20. 

 

Se l’industria calcistica era rimasta immune alla crisi finanziaria del 2008, la crisi attuale avrà pesanti ripercussione. Secondo un report pubblicato da La Vanguardia, il Barcellona avrebbe già subito perdite pari a circa €150 milioni, dato che non diminuirà in caso di ripresa del campionato. A livello spagnolo è stimato che la La Liga subirà perdite in eccedenza al miliardo di euro, in caso di non ripartenza. 

 

Il business del Barcellona ha subito gravi perdite a causa del lock-down. Per esempio, il museo del club (fatturato di €58 milioni l’anno) è rimasto chiuso, così come tutti i negozi del club, incluso il super-store aperto un anno fa sulla Rambla, la via più famosa della città.  E anche in caso di apertura, a causa della diminuzione di turisti la ripresa non sarà immediata. 

A pesare ulteriormente saranno l’assenza di un tour estivo, sempre molto lucrativo, la chiusura delle scuole calcio (per una perdita di €15 milioni). Tuttavia una delle perdite principali è legata alla chiusura del Camp Nou ai tifosi. Gli ingressi, le vendite di merchandising e le vendite dei ristoranti interni subiranno una perdita di oltre il 30%. Senza considerare la probabile diminuzione del 30% dei soldi incassati per la vendita dei diritti tv.

I problemi del Barcellona sono anche collegati a spese folli perpetrate negli ultimi anni. Centinaia di milioni sono stati spesi per stelle, che poi non hanno brillato come sperato, come per esempio Dembele, Coutinho, e (forse) Griezmann. Ulteriore fattore di preoccupazione sta nell’ammontare degli stipendi. Il club guidato da Bartolomeu, ha infatti gli stipendi più elevati di qualsiasi altro club nel mondo, con una media annua di €11 milioni a giocatore. IL rapporto tra stipendi è fatturato del club è 69% (per il Real Madrid è 52%), estremamente elevato e pericoloso date le premesse descritte prima riguardo il calo del fatturato. Inoltre, se si considera anche il prezzo dei trasferimenti la percentuale va ben oltre l’80%. 

 

Anche il debito del club è preoccupante, soprattutto dati i piani di espansione dello stadio. les time variano a seconda della fonte, il club dichiara un debito di €460 milioni, tuttavia, è talvolta riportato ad essere superiore ai €850 milioni. La mancanza di trasparenza è un ulteriore fattore debilitante. Non essendo quotato in borsa, il club non è obbligato a riportare con precisione il debito, tuttavia, non essendoci un unico proprietario, ci si aspetterebbe un livello di chiarezza superiore.  Fattori che fanno aumentare le stime, consistono in alcune richieste fatte dal club. E’ noto per esempio la richiesta della squadra catalana, verso gli sponsor, di anticipare il pagamento degli accordi di sponsorizzazione. 

Una stima sensata del debito si aggira intorno ai €700 milioni, cifra che comparata al guadagno netto del club diviene preoccupante. Perché sebbene sia vero che il club abbia un fatturato elevato, è altrettanto vero che ne spense la maggior parte, non riuscendo quindi a generare abbastanza entrate da poter ripagare il debito. 

 

Ciò che preoccupa il club tuttavia non è l’acquisto di giocatori quanto il pagamento degli stipendi. Per esempio se il Barcellona dovesse comprare Lautaro Martinez, non solo il pagamento potrebbe essere diminuito tramite l’inclusione di alcune pedine di scambio, come Vidal o Rakitic, ma la restante somma andrebbe poi spalmato nel’arco di più anni. Quello che preoccupa sono gli stipendi. Secondo Football Leaks, lo stipendio di Messi si aggirerebbe sui €106 milioni annui, con un contratto in scadenza nel 2021. L’argentino rappresenterebbe quindi il 40% del totale degli stipendi. Tale fatto conduce al porgersi una legittima domanda: se la crisi dovesse effettivamente colpire il Barcellona, potrebbe il club catalano, per ripararsi, essere costretto a vendere Lionel Messi? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Tradotto e adattato da un articolo di Richard Fitzpatrick, Bleacher Reporter (Qui l’articolo originale )

 

 

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