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Inter-Bologna vista da Sergio -12 mar-

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Milano, S.Siro, 10 marzo 2013 Ore 19.
Un padre degenere (vedi nota 1) col figlio degenere (vedi nota 2) fanno il giro da fuori di tutto il Meazza e di tifosi rossoblu manco l’ombra. Le bancarelle attorno hanno magliette di Inter Barcellona Milan Lazio Roma Fiorentina Real Chelsea Palermo Chievo ma di magliette del Bologna nemmeno una.
Si scoprono solo due misere sciarpe rossoblu in una  bancarella vicino all’ingresso ospiti, che tristezza .
Piano piano i due si avviano verso i posti designati, e tra un caffé ed una chiacchera comincia l’afflusso degli spettatori. Verso le 20 finalmente si intravede qualche tifoso rossoblu raggiungere il settore ospiti in cima al terzo anello. La visuale dal terzo anello di S.Siro é qualcosa di disgustoso e i due ne hanno fatto esperienza diretta in un’altra occasione;  si fatica a distinguere il colore delle magliette da tanto che si é lontani dal terreno di gioco.
Mancano pochi minuti all’inizio della partita che il padre spiega al figlio la presenza di un
(sacro) fuoco misterioso che arde nel settore ospiti, dopo qualche istante il “bombone” esplode  lasciando di stucco tutto lo stadio.
Comincia il primo tempo che é un monologo della squadra ospite. Se finisse 2 a zero per i felsinei non si scandalizzerebbe nessuno. I più pensano che le parti si siano invertite: la squadra che lotta per non retrocedere sembra la squadra di casa e gli avversari quelli che devono andare in coppa  (quale che essa sia). In tutto il primo tempo non viene fatto un solo tiro in porta degno di tale nome da parte dei nerazurri tanto che se in porta degli ospiti ci fosse il portiere dei pulcini non si sarebbe notata la differenza; l’unico dei milanesi che merita comunque l’onore delle armi é il loro capitano che a 40 anni si impegna come un ragazzino della primavera.
Finisce il primo tempo tra i fischi e gli insulti che accompagnano gli ambrosiani negli spogliatoi e i cori di supporto quel centinaio di tifosi rossoblu in piccionaia.
Il secondo tempo segna il tentativo (perchè rimane solo un tentativo) di risveglio dei padroni di  casa. Il cambio di modulo e di calciatori sembra dare più vita ai nerazzurri ma quando sembra che questi possano prendere il sopravvento arriva il gol degli ospiti e siamo al minuto 12 della ripresa.
Passano tre minuti e c’é una sostituzione tra gli ospiti che lascia perplessi, dentro un centrocampista e fuori l’autore del gol. Da questo momento comincia il predominio dei padroni di casa, che provoca due sussulti su altrettante uscite sgangherate del portiere rossoblu ma il primo tiro che si possa dire efficace fatto dai nerazzurri arriva solo a 20 minuti dalla fine. La cosa che mette più in difficoltà gli ospiti é il difensore che liberato dalla marcatura dell’uscito numero 10 rossoblu, si trova in pianta stabile a dar man forte agli attaccanti; sua un bella rovesciata che finisce a lato a 6 minuti dalla fine ed un innocuo colpo di testa che finisce alto nel recupero. A pochi secondi dalla fine il portiere ospite salva il risultato con un ottimo intervento su colpo di testa ravvicinato di un altro senatore della squadra di Milano. Questo é stato l’unico errore grave della difesa felsinea e per fortuna il portiere é rimasto dove deve stare, sulla linea di porta. Errori simili in compartecipazione con il mal posizionamento del numero 1 avevano provocato tante delusioni in alcuni incontri precedenti.
Al fischio finale dei circa quarantamila presenti, non male per una partita non di cartello della  domenica sera, solo un centinaio gioivano per la salvezza quasi raggiunta (vedi nota 3). Mentre i giocatori  vincenti in maglia bianca corrono mano nella mano verso i loro pochi sostenitori per ringraziarli, mestamente i loro avversari perdenti si avviano verso il tunnel degli spogliatoi subissati di fischi.

E’ finita. Il genitore consola o meglio evita di prendere in giro il figlio deluso dalla sua squadra per l’ennesima volta, e tutti e due si avviano verso l’automobile che li porterà a casa nella nebbia che scende su una partita che ha due interpretazioni a seconda del soggetto, meravigliosa per il padre orrenda per il figlio ma questo é il calcio e lo sport in genere l’importante é che le divergenze rimangano dentro allo stadio e durino i 90 minuti (più recupero) della gara.

Sergio e Gabriele

 

Nota 1: Un padre non può portare il figlio a vedere la sua (del figlio) squadra del cuore 3 volte e per 3 volte vederla perdere e due volte per mano dello stesso avversario! (spareggio Uefa 27 maggio 1989).
Nota 2: Un figlio normale dovrebbe tifare la stessa squadra del padre a meno che il padre non sia rubentino; in tal caso al padre é da togliere la patria potestà. 
Nota 3: Salvezza quasi raggiunta perché se danno la Rubentus vincente lo scudetto al 95% con 9 punti di vantaggio sulla seconda, non si deve considerare salvezza al 95% con 11 punti di vantaggio sulla terzultima.

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