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Il Grillo Pensante – Settimana di innovazioni – 18 dic

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La settimana che ci accompagna verso il rush finale prenatalizio si presenta come una ricca tavola imbandita di notizie variegate e degne di nota; alle porte del mercato di riparazione emergono dal sottobosco le trattative ben avviate di parecchi direttori sportivi, in particolare di Marotta che sembra aver messo le mani sui gioielli della corona atalantina (Caldara certo per Giugno, Gagliardini e Kessie nel mirino) e di Giuntoli, il quale ha inquadrato in Pavoletti il centravanti deputato a sopperire all’ assenza del lungodegente Milik e all’imminente partenza dell’incompatibile Gabbiadini. Sul lato opposto della classifica sono ben altri i problemi, con un Pescara bersagliato dal fuoco amico dei propri tifosi ed un Bologna che, con i nervi un po’ scoperti (Mimmo docet) e vestito di una magnifica nuova terza maglia aereografata, cerca di fare quadrato per balzare alla gola del delfino ferito nella delicatissima sfida di domenica all’Adriatico (sotto gli occhi del patron Saputo che si aspetta finalmente un gustoso piatto di tortellini dopo i brodini insipidi assaggiati negli ultiimi tempi).

Ma in questa settimana gli effetti speciali non provengono dal calcio nostrano bensì da dinamiche internazionali che potrebbero portare ad una metamorfosi profonda di alcuni aspetti del tanto amato “soccer”: la FIFA, con le abili ed opportunistiche mosse tessute da Infantino che vorrebbe lastricarsi una strada di consensi duratura negli anni, inizia a far trapelare sempre più insistentemente la possibilità di aumentare a 48 le squadre che parteciperebbero alla fase finale dei Campionati Mondiali a partire dal 2026, segnale incontrovertibile che siamo nell’era in cui la quantità (economica) viene privilegiata in modo lampante rispetto alla qualità (tecnica); come risultato avremo fiumi di denaro in più ed un livello medio delle partite annacquato pesantemente. A condire questo ipotetico strabordante menu ci sono indiscrezioni che accreditano l’ipotesi di una nuova portata: eliminazione del pareggio nella fase a gironi (che potrebbero essere 16 da 3 squadre ciascuno) introducendo i calci di rigore alla fine di ogni gara in cui regni l’equilibrio di punteggio. Una svolta epocale, con la FIFA che vedrebbe in tale innovazione l’azzeramento di possibilità di “biscotti” tra squadre che si trovino in condizione di pilotare un risultato al fine di ottenere una classifica finale compiacente, ma che probabilmente molti calciofili faticherebbero ad accettare in quanto il segno “X” è da sempre parte integrante nella cultura di questo sport; la possibilità che incrociando le armi nessun duellante riesca a prevalere è insita per definizione nei cosiddetti “gironi all’italiana” in qualsiasi ambito o competizione nella quale tale formula venga utilizzata; depennare il pareggio significherebbe snaturare un postulato di questo sport.

In questi giorni di novità l’unica concreta e già controversa è l’ormai nota VAR (Video Assistant Referees, ovvero la moviola in campo per i comuni mortali) che ha ufficialmente esordito nel Mondiale per Club che si sta svolgendo in Giappone provocando non poco rumore: nella semifinale tra Atletico Nacional e Kashima Antlers l’arbitro Kassai ha decretato un calcio di rigore per i giapponesi proprio grazie all’aiuto tecnologico, per poi scoprire a fine gara che il giocatore colpito da intervento da penalty si trovava in posizione di off-side. La tecnologia può essere un valido supporto ma evidentemente la fase di rodaggio è appena cominciata, tant’è che molto di più grottesco è accaduto nell’altra semifinale tra Club America e Real Madrid: la rete del definitivo 2-0 spagnolo di Cristiano Ronaldo viene prima assegnata, poi annullata col supporto della VAR, poi definitivamente convalidato…ancora un po’ troppa sabbia negli ingranaggi di questo sistema, che per funzionare veramente dovrebbe figurare come un comprimario a tutela del regolamento e non come un protagonista che minaccia confusione; in merito è intervenuto a gamba tesa Luka Modric che, senza troppe perifrasi, ha dichiarato nell’intervista post-partita “l’arbitraggio video non mi piace, non è calcio”…in realtà potrebbe essere uno strumento efficace di riduzione delle sviste arbitrali, facendo calare un po’ di giustizia divina soprattutto sui club meno facoltosi e generalmente più colpiti da iniquità arbitrali (con la consapevolezza che un minimo margine d’errore rimarrà comunque sempre). Al contrario del compagno di squadra croato, sdrammatizza invece brillantemente Cristiano Ronaldo uscendo dal campo a fine gara, lasciandosi sfuggire un labiale molto chiaro “La televisione non funziona!”. Battuta da Oscar. Anzi, da Pallone d’Oro

(Fonte immagine: GoalNation)

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