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Il Punto sul Bologna – Buen retiro

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Ciò che appare punitivo, punitivo non è. La scelta del Bfc e di Donadoni assomiglia infatti più a un ritiro spirituale che a un porre dietro la lavagna chi sbaglia (come vorremmo in realtà noi tifosi). Nell’era dei social, del “Vaffa” istituzionalizzato e delle opinioni prêt-à-porter, dunque, il Bologna cerca la via antica della coesione, per dare un senso alle ultime partite che rimangono da disputare in questa stagione. Una scelta giusta? Nessuno può saperlo in anticipo. Perché la scelta “giusta” a priori non esiste. Può esistere, tuttavia, una scelta coerente col proprio comportamento e che diviene figlia degli accadimenti circostanziali. Nel caso specifico, si tratta di riunire tutte le forze possibili, a cominciare da quelle psicologiche. Una sorta di: “Il mondo l’abbiam chiuso fuori con il suo casino” di celentaniana memoria.
Proseguendo nella citazione canzonettara, qualcuno potrebbe sostenere che il “casino” sia interno, in realtà. Ma dati certi di questo non ne abbiamo, dunque diventa superficiale e pregiudiziale presupporre che vi sia un malessere. Ciò di cui siamo a conoscenza, invece, è che la nostra amata squadra ha perso sedici partite in questo campionato. Un po’ troppe anche per chi sostiene una crescita dolce e non a strappi. Ma l’azionista (come Fenucci definisce Saputo) vigila. E, mettendo lui i soldi, per quel che mi riguarda è già sufficiente. È lui che, mi si perdoni la volgare semplificazione, ha investito nel negozio ed è lui che necessita che i prodotti di quel negozio siano vendibili. È questione di logica, non di affetto. Se così non è o non sarà, la clientela dirigerà verso negozi più lussuosi o più appetibili il proprio sguardo. Magari comprandosi l’abbonamento all’Allianz Stadium. Dunque, è interesse del venditore che tutto funzioni a dovere.
Saputo, agli occhi di qualcuno, è fin troppo oculato. Tuttavia, è figlio di una cultura industriale che non può accettare il passo più lungo della gamba: il percorso si compie attraverso tutti i metri di cui è composto. Tanto da presupporne anche una misura temporale; quei dieci anni di cui si è sempre parlato. Dieci anni divisi in cicli finanziari. E quest’anno, si chiude il primo dei 3-4 preventivati. Un primo ciclo che prevedeva un esborso imponente per appianare debiti pregressi e di gestione, un consolidamento nella massima serie ed un primo parziale investimento in strutture (era già chiaro a tutti che lo stadio non poteva, per tempistiche, rientrare in questo primo bilancio). Dunque, seppur si incazzi come gli altri a ogni sconfitta, l’azionista non può far altro che essere soddisfatto di ciò che è stato raggiunto e che era stato sancito nelle linee guida di gestione.
Da luglio, inizierà invece il secondo step: quello della crescita anche agonistica della sua “azienda”. Tutto ciò che arriverà da plusvalenze, verrà investito nella squadra (come ribadito per l’ennesima volta da Fenucci, alla trasmissione locale “Il Pallone nel 7”). A occhio, si tratta di qualche milioncino in più rispetto alle stagioni precedenti (esclusa la prima di serie A). E questo potrebbe soddisfare il cliente.
Nel frattempo, si è tutti alla ricerca di una serenità in un luogo appartato della nostra mente e del nostro cuore. Un “Buen retiro”, insomma. E quello ci farebbe bene a tutti.

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