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Il Punto sul Bologna – La Letterina Generalizzata

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Michael Mucci


Il ballo delle responsabilità c’è stato. Meglio: l’assunzione generalizzata di responsabilità generalizzate si è sentita. Che più o meno suona così: la situazione attuale del Bologna è colpa di tutti. Dalla dirigenza (nome-contenitore di tutti quelli in giacca e cravatta e col logo Bfc) ai calciatori (quelli in casacca ufficiale e quelli in tuta), passando per l’allenatore (compreso di staff). A mettere il timbro su tale assunzione (generalizzata, è bene ribadirlo) c’ha pensato il chairman Saputo che assomiglia sempre più a uno zio d’America (pardon, Canada) e che essenzialmente ha detto: mi tocca tirar fuori la pilla a gennaio per rimettere in sesto le cose. 
Tutti tranquilli, dunque? Assolutamente no. Perché dopo questa generalizzazione, quello che accadrà da qui a giugno (qualora fosse confermata la guida tecnica di Inzaghi, visto che al momento sembra l’unico davvero in bilico) sarà affidato ancora alla stessa dirigenza e agli stessi calciatori (più uno o due che si aggiungeranno a gennaio). Quindi, cosa in particolare dovrebbe cambiare? Non si sa. Perché dire “abbiamo sbagliato tutti” equivale a dire “non ha sbagliato nessuno”, se non si entra nel dettaglio e non si specifica di quali errori si sta parlando. Ed è così che ci si muove nel grande paese del Gattopardo, dove si agitano le acque solo per mantenere tutto inalterato.
Più che altro, infatti, queste affermazioni sembrano voler chetare gli animi di tutta una tifoseria che comincia a far trasparire venature di incazzo. Hai voglia a dire che il popolo rossoblù è più sano e ponderato di altri…se continui a dargli dei “cricchi” sui testicoli (leggi le classifiche degli ultimi anni), anche Bologna la Dotta si altera.
Lo stato delle cose e le prossime quattro gare in calendario (in dieci giorni: Milan, Parma, Lazio e Napoli) non fanno certo presagire un Natale allegro sotto le due torri. Solo vagonate di tortellini (con successivo appesantimento metabolico e conseguente pennichella corroborante) potrebbero distrarci da festività che si annunciano moralmente faticose, sportivamente parlando.
E allora, che fare? Intanto, cominciamo a sperare che (per l’ennesima volta) ci sia qualche squadra che cominci una rapida discesa verso gli Inferi e prenda il posto del Bologna (costrizione a cui il popolo rossoblù non è culturalmente avvezzo, data la nostra storia che non è quella né dell’Empoli né del Montreal Impact, per dirne due a caso). Poi scrivere una bella letterina a Babbo Natale che più o meno dica così: caro Babbo, ti son mica rimaste due o tre botte di c..o da regalarci? Sai com’è, qui da noi, hanno tutti delle colpe che non portano né speranza né futuro…”
Può bastare? Probabilmente no, ma almeno salviamo il pranzo di Natale.

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