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Canta che ti passa: Glory days

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Bologna FC

La pausa delle nazionali dà, la pausa delle nazionali toglie.
Ci eravamo fermati qui il weekend dell’8-9 settembre, quando la Nazionale incontrava la Polonia (1-1 al Dall’Ara) e il Portogallo (0-1 al Da Luz). Che palle, oltre a Inzaghi che non ingranava, pure gli Azzurri di Mancini non ci davano gioie. Quindi, allora, perché non porgere l’altra guancia? A suon di schiaffi (morali), la testa si gira, e dalla parte opposta ci accorgiamo che la Fortitudo Baseball vince l’undicesimo scudetto e l’Under 17 del Bologna calcio trionfa al prestigioso “Trofeo Nereo Rocco”. Eccola, la gioia…

Avanti coi mesi – quasi sette, per la (quasi) precisione – ci ritroviamo nella stessa situazione. Il Mancio veste i panni dello stilista, facendo tornare di moda l’Azzurro, ma non tanto per le vittorie contro Finlandia e Liechtenstein, quanto per il possibile radioso futuro che ci aspetta: Kean e Zaniolo sono due belle scoperte. Ok, magari non proprio la stessa situazione, però parliamo sempre del fatto che il Bologna (prima squadra) non gioca, ma – per fortuna, aggiungerei – c’è un Bologna (Primavera) che intraprende il percorso del Torneo di Viareggio, la competizione più importante e storica per i giovani U19.
La gente vede che vince, poi vince ancora e, infine, vince tutto. Insomma, porgere l’altra guancia, come ci insegnano da bambini, è soprattutto un bene: della serie “Attenzione, si possono avere delle gioie. Leggere il foglietto illustrativo”.

A settembre si parlava delle parate di Bizzini, del fuoricampo di Osman Marval, del rigore di Grieco e del sempreverde Mazzanti; oggi possiamo stropicciarci gli occhi grazie alla “scoperta” Cossalter (siano consentite le virgolette, visto che un buon giocatore non lo è assolutamente solo da due settimane a questa parte), a capitan Mazza, al rigore decisivo parato da Fantoni o alle cavalcate di Visconti. È brutto fare solamente un numero ristretto di nomi, ma si fa per rendere l’idea su ciò che rimane impresso alla gente, quella che gode – giustamente – delle vittorie della propria squadra del cuore.
Sì, giustamente ci gode, dopo la disfatta del maggio scorso, quando sono scesi in Primavera2, chiedendo la testa di Troise, avendo visto chissà quante partite. Sono anche andati via tanti giocatori, ne sono arrivati altri che hanno accettato la sfida, mettendosi in gioco in un campionato che sicuramente ti permette di avere minor possibilità per andarsi a prendere il futuro.
Eppure, le gioie arrivano. Anche 52 anni dopo l’ultima volta. Questa vittoria è di un gruppo di ragazzi che ha “approfittato” della pausa nazionali per mettersi in mostra, guadagnandosi minuto dopo minuto sempre più seguito e – alla fine – dovendo attaccare altri traini al carro sul quale ora (giustamente, ripetiamolo) ci siamo tutti.

Questi, allora, possiamo rinominarli come “Glory days”, scomodando brutalmente Bruce Springsteen. Il Boss, nella canzone, parlava di persone che si fermavano un momento e, guardando indietro nei ricordi, rivivevano i bei tempi di quand’erano giovani.
Con questo non vuol dire che tutti i ragazzi non faranno carriera e il trofeo di ieri sarà l’unico primo posto che avranno, qui ci si limita a un’altra interpretazione del significato: “Glory days” perché tutti hanno avuto occhi solo per loro; “Glory days” perché hanno creato, man mano, delle aspettative e non le hanno disattese; “Glory days” perché questo dev’essere un punto di partenza; “Glory days” perché ‘si sono costruiti’, partendo dal basso.
La Primavera di Emanuele Troise è salita alla ribalta, regalando gioie sotto le Due Torri, in attesa della salvezza della prima squadra. Avanti, ragazzi: il futuro è vostro.


Glory days – Bruce Springsteen

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