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Forever Rossoblù

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fonte immagine: Gianfilippo Oggioni/LaPresse

A pochi giorni di distanza dal suo 33esimo compleanno, vogliamo dedicare la nuova uscita della rubrica Forever Rossoblù all’ex numero 33 del Bologna, Panagiōtīs Kone. Molti appassionati lo ricorderanno per l’incredibile rete segnata in rovesciata al San Paolo contro la squadra di casa: un gesto tecnico meritevole della più bella delle copertine dell’album Calciatori Panini. Il suo gol in acrobazia è entrato di diritto in lizza per il FIFA Puskás Award, ma ha dovuto lasciare la vetta del podio alla perla di Zlatan Ibrahimović, autore di una chilena da 35 metri nel match contro l’Inghilterra.

Nel 2014 – all’eta di ventisette anni – Kone è un giocatore affermato del campionato italiano e fa parte dei 23 calciatori ellenici che partono per il mondiale in Brasile, ma la sua infanzia e giovinezza non sono state certo una passeggiata. A soli due anni si trasferisce con la famiglia da Tirana ad Atene, in seguito alla crisi economica che colpisce il suo paese natale nella seconda metà degli anni ‘90. In occasione del suo arrivo in Grecia, i suoi genitori decidono di cambiargli nome: da Gjergj a Panagiōtīs Geōrgios, che significa letteralmente “Giorgio Tutto santo”. Qui inizia il suo percorso nelle giovanili dell’Olympiakos, poi un anno in Francia al Lens e il ritorno nella capitale greca, dove firma il suo primo contratto da professionista con l’AEK Atene. Durante le sue esperienze con i gialloneri e con l’Īraklīs di Salonicco viene soprannominato Il Coltellino dei Balcani, per via dei suoi guizzi sul manto verde, ma anche per le sue origini, la personalità forte e i numerosi tatuaggi che lo ricoprono quasi interamente.

Nell’estate del 2011 Kone passa dal Brescia del presidente Corioni al Bologna allenato prima da Pierpaolo Bisoli, poi dal subentrante Stefano Pioli. Dopo un primo anno di adattamento alla Serie A con la maglia delle Rondinelle, il centrocampista ellenico inizia a dare prova del suo talento nonostante non abbia ancora trovato una precisa sistemazione tattica nel calcio italiano. Sotto la sapiente guida di Pioli, riesce a ritagliarsi uno spazio importante agendo da mezzala con compiti prettamente offensivi, grazie alla capacità di corsa e inserimento, alla tecnica sopraffina e un ottimo tiro dalla distanza. Le sue scorrazzate nella metà campo avversaria sono possibili grazie ai due mastini difensivi schierati alle sue spalle. Stiamo parlando della diga Mudingayi-El Ruso Pérez, capace di dare un equilibrio perfetto alla difesa e all’attacco rossoblù. Non è casuale il fatto che a fine anno il Bologna si classifica nono – con ben 53 punti contando i due punti di penalizzazione – e giunge fino agli Ottavi di Coppa Italia. La qualità di Diamanti, Di Vaio e Gastón Ramírez, non può evitare di prescindere dalla copertura che assicurano i due mediani in fase difensiva. Grazie alle felici intuizioni dell’allenatore, che riesce a sopperire alle partenze del Niño Ramírez, Mudingayi, Di Vaio, Raggi e Gillet, anche nella stagione successiva il greco è autore di prestazioni invidiabili. Oltre alla rovesciata sopracitata contro il Napoli che ha dato via alla rimonta rossoblù culminata con la rete di Portanova al rientro dopo la lunga squalifica, il 19 dicembre segna nel recupero con un tiro violento da fuori area la rete decisiva per il passaggio del turno di Coppa Italia. Contro quale squadra? Ovviamente i Partenopei, vittima preferita del greco in Italia. Purtroppo ai Quarti di finale contro l’Inter, Pana e compagni si devono arrendere al gol di Ranocchia arrivato al 120’, che vede sfumare i sogni di gloria dei Felsinei. L’ultima sua stagione sotto le Torri non è delle migliori e paga un calo che investe tutta la squadra. Dopo sette giornate viene esonerato l’allenatore Stefano Pioli; i problemi societari e la gestione non proprio ottimale del subentrato Ballardini pensano al resto. A fine anno il Bologna si classifica 19° e saluta la massima serie, esprimendo sul campo forse il peggior calcio di quell’edizione della Serie A.

Durante l’estate 2014 il trequartista di origini albanesi si trasferisce a titolo definitivo all’Udinese della famiglia Pozzo. Dopo un primo anno ad alti livelli, nelle stagioni successive sembra perdere le giuste motivazioni e le prestazioni ai tempi del Bologna sono solo un ricordo lontano. Anche nelle due fugaci esperienze con la maglia della Fiorentina e del Granada in Spagna non riesce a confermarsi quel giocatore imprevedibile che abbiamo ammirato quando indossava la maglia rossoblù. In cerca di maggior fortuna e minutaggio, nel 2017 torna in Grecia nel suo vecchio club: l’AEK Atene. Certi amori fanno un giro immenso per poi tornare; a fine anno la compagine giallonera vince il campionato e Il Coltellino dei Balcani può finalmente riporre il primo trofeo di squadra nel proprio palmarès.

A distanza di un anno dal titolo di campioni di Grecia, Kone passa al Western United, formazione che compete in A-League, corrispettivo della nostra serie A. In Australia può ritrovare una vecchia conoscenza del calcio italiano con cui già aveva giocato due anni e mezzo a Bologna: il fantasista Alino Diamanti. Se osserviamo le statistiche di questi due giocatori emerge un dato curioso: 119 partite giocate assieme, che diventano 98 se contiamo solo le presenze in cui erano entrambi in campo contemporaneamente. Numeri che descrivono perfettamente l’ottimo rapporto che intercorre tra i due. Nel sistema 3-4-2-1 di Mark Rudan Panagiōtīs è stato impiegato sia da centrocampista centrale, sia da trequartista. Quest’anno ha collezionato 15 presenze, segnato due reti e servito un assist vincente, ma ha giocato con poca continuità e l’allenatore australiano lo ha relegato a ruolo di riserva degli undici titolari. La scelta del mister non si contesta, ma neppure le qualità del centrocampista ellenico e il 13 luglio 2020 è diventata ufficiale l’inevitabile separazione con il Western United. Il giramondo “Tutto santo” è pronto a cambiare casacca ed iniziare una nuova avventura, magari in Italia, oppure in una piazza esotica dove il calcio sta muovendo i primi passi e la fantasia che Pana sa esprimere sul campo diventa poesia in movimento per gli aficionados.

 

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