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Bologna

Nuovo Stadio – Parla l’architetto Zacchiroli: “Anche noi pensammo ad un impianto tutto coperto ma la sovrintendenza di allora ci bloccò”

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Proprio una settimana fa, il Bologna F.C. ha reso noto di aver consegnato il progetto definitivo per la riqualificazione dello stadio Dall’Ara. Ospite dell’emittente radiofonica di RadiaBo, ne ha parlato Michele Zacchiroli che, insieme allo studio di architetti fondato dal padre Enzo, si occupò invece della ristrutturazione dell’impianto in occasione dei Mondiali di Italia ’90

In quel caso vennero aperte nuove uscite di sicurezza, rifatta la pista di atletica e aggiunti posti a sedere con l’innalzamento della vecchia struttura.

La tribuna venne dotata di una nuova più ampia tettoia e venne completamente rivisto l’impianto di illuminazione. La capienza raggiunse gli oltre 35.000 spettatori.

Di seguito le sue parole: “Realizzammo l’ampliamento per i Mondiali del ’90, quella che i detrattori rinominarono gabbia di ferro. In quell’occasione, rispetto a quanto avveniva prima, richiesero tutti i posti a sedere e proprio per questo realizzammo i cinque anelli sullo stadio con una struttura non troppo invasiva sulla muratura preesistente. Era stata pensata in maniera separata dal vecchio stadio. Abbiamo lasciato libera la vecchia muratura con la parte metallica che conteneva le parti di sicurezza.”. 

Ha poi proseguito – “I colori? Conservammo il rosso del vecchio stadio unito al blu delle strutture verticali e il giallo con cui evidenziammo le strutture di fuga perché in mezzo alle travi non erano facilmente individuabili”.

Sul nuovo stadio – “Fin da allora avevamo pensato ad un impianto tutto coperto ma la sovrintendenza, dopo una visita in cantiere in mezzo al campo, ci impedì di realizzare la pensilina perché poi non si sarebbe visto San Luca. Già da allora c’era l’idea di chiudere tutto l’anello“. 

Ha poi concluso – “Dopodiché facemmo con Gazzoni tutto un altro progetto per modernizzare lo stadio, facendo sotto tutto un centro commerciale (dove c’è l’anello di atletica) con negozi per poi realizzare anche una torre in metallo e vetro collegata alle tribune esterne con degli ascensori che portavano ai vari piani con dei collegamenti per creare delle club-house per le aziende che potevano gestire più ristoranti all’ultimo piano. Su questo il sovrintendete di allora ci spronò, ricordo ancora alcune riunioni. Poi però anche quel progetto naufragò”. 

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