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L’altro spogliatoio – La storia: Grandolfo il “desaparecido” e quel pomeriggio di gloria – 27 nov

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Che partita strana, quella del 22 maggio 2011, ultima sfida tra Bologna e Bari, sono passati poco più di tre anni, eppure tante cose erano diverse. Inanzitutto la categoria. Felsinei e pugliesi giocavano in Serie A, ed era la partita che chiudeva la stagione, che per le due squadre era andata in modo differente: una salvezza “quasi tranquilla” per il Bologna allenato da Alberto Malesani – gravato pure da una penalizzazione per quelle inadempienze finanziarie che ormai sotto le Due Torri sono frequenti quanto le tigelle – una retrocessione disastrosa e annunciata per il Bari, che appena l’anno prima aveva chiuso a metà classifica la stagione del ritorno in Serie A con Giampiero Ventura che aveva conquistato critica e tifosi.
L’attuale allenatore del Torino non aveva però saputo confermarsi, complice una società che aveva allontanato l’uomo-mercato Perinetti e una rosa che aveva perso i due centrali difensivi Andrea Ranocchia e Leonardo Bonucci (mica due qualsiasi) preannunciando i guai finanziari dei Matarrese che avrebbero portato ai famosi appelli “comprate la Bari”.
Il Bologna non se la passava tanto meglio, si era divertito meno negli anni precedenti, ma intanto la salvezza era arrivata, al termine di uno dei classici campionati rossoblù degli ultimi anni, qualche acuto in mezzo a tanta mediocrità.
Con i verdetti già scritti, quel Bologna-Bari del 22 maggio 2011 era una partita che si prestava a molte possibilità, prima tra tutte e più probabile che due squadre che niente avevano più da chiedere si sarebbero accontentate di giocare gli ultimi 90 minuti prima di salutare tutti e andare in vacanza. Una partita inutile, una partita dove sperimentare, e fu così che Bortolo Mutti, che aveva sostituito Ventura tentando senza riuscirci di raggiungere una salvezza impossibile, ebbe l’intuizione di schierare titolare dal primo minuto il giovane prodotto cittadino Francesco Grandolfo, 19 anni ancora da compiere. Non un esordio, ma poco ci mancava, visto che le due precedenti gare tra i “pro” erano state spezzoni insignificanti.


La partita si trascina su ritmi non altissimi fino alla mezz’ora, quando il ragazzo riceve il pallone e lo smista sulla sinistra, dove il norvegese Huseklepp – che segna poco ma corre tanto, ed infatti è uno dei pochi di quel Bari ad essere rimasto su buoni livelli – semina il panico prima di mettere in mezzo un rasoterra che chiede solo di essere spinto in rete: Grandolfo lo fa, ci mette il piede sinistro e batte Viviano. Uno a zero, il primo tempo si chiude così e per un ragazzo semi-esordiente potrebbe anche bastare. E invece no, mentre gli altri giocatori in campo non mostrano reazione, Grandolfo e Huseklepp – quest’ultimo forse finalmente libero di far vedere quel che sa fare dopo una mezza stagione frustrante – danno spettacolo nella ripresa. Primo minuto: cross dalla sinistra, Grandolfo appena entrato in area controlla di destro e incrocia di sinistro. Gol, doppietta incredibile. C’è di più: passano otto minuti, al 9° ecco ancora un incursione sul lato dello stralunato Moras, la palla attraversa una selva di gambe e chi c’è sulla riga a spingerla dentro di sinistro senza nemmeno troppa convinzione? Ancora Grandolfo, che segna la sua tripletta. Il Bologna è indifendibile, prova a spingere ma viene punito a dieci minuti dalla fine: ancora un cross, ancora dalla sinistra, ma stavolta a metterla dentro ci pensa Huseklepp, visto che tra l’altro Grandolfo è uscito da pochi minuti in luogo di Strambelli. Risultato finale? Un’incredibile 0 a 4, e l’eroe di giornata è quel ragazzo – di Bari e del Bari – autore di una tripletta, Francesco Grandolfo.


Sono passati poco più di tre anni da quella gara. Domenica, però, quando le due squadre si rincontreranno Grandolfo non ci sarà, e non perché nel frattempo la sua carriera è decollata come si potrebbe pensare, anzi. Quello che troppo ottimisticamente era stato definito “un futuro fenomeno” (si era scomodato persino l’ovvio e avventato paragone con Cassano) si è perso: prima un prestito al Chievo in A, chiuso da grossi nomi come Moscardelli, Pellissier e Paloschi, un errore col senno di poi visto che restando a Bari in B avrebbe senz’altro avuto più possibilità di mettersi in mostra e maturare rispetto alle due misere presenze collezionate in quella stagione. Quando è tornato a Bari era chiaro che si trattava solo di un prospetto di giocatore, e quindi ecco una mezza stagione in C1 al Tritium e un’altra – stessa categoria – al Savona: in totale 27 presenze e 2 reti, una a stagione. Ha segnato più gol in quella famosa sfida al “Dall’Ara” che negli ultimi tre anni. Naturale che, con questi numeri, il nuovo e ambizioso Bari di Paparesta ha ritenuto di poter fare a meno di lui, che quest’estate – da svincolato – è arrivato ad accasarsi alla Correggese, Serie D. Sono tornati i gol (8 in 12 partite) e sembra essere tornato quel giocatore che quel pomeriggio di fine campionato sorprese il calcio italiano. A 22 anni il futuro è ancora tutto da scrivere, però – giusto sottolinearlo – Francesco Grandolfo il suo nome nella storia lo ha già scritto, protagonista della più larga vittoria in trasferta in A nella storia del Bari e unico giocatore dei “galletti” ad aver segnato una tripletta lontano dal pubblico amico. Un pomeriggio di ordinaria follia, comunque, quello di tre anni – e qualcosa – fa: significativo di come il calcio a volte possa fare e disfare personaggi e storie, futuri e carriere.

 

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