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7 Novembre, il punto su Basket City. Per tutti una raccomandazione: volare bassi e concentrati

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La vittoria di ieri sera della Virtus Segafredo contro il Ratiopharm Ulm, pur venendo dopo quella assai più roboante di domenica a Reggio Emilia, e la sconfitta in casa della Fortitudo Pompea contro Brescia seppur con motivazioni del tutto differenti accomunano le due squadre bolognesi sotto il medesimo slogan: volare bassi e concentrati sul lavoro. Ci sono, effettivamente, anche pensieri positivi generati dalla partita contro i tedeschi, ad esempio la ricorrenza con la quale l’attuale Virtus riesce, nei finali, a raddrizzare chine che fino all’anno scorso sarebbero state insuperabili, od anche una nuova conferma del fatto che Santeodosic è sì, indispensabile, ma non deve essere necessariamente suo il momento della riscossa, con compagni come Markovic, Weems, Hunter e occasionalmente pure altri che non restano per forza solo comprimari. Condivido in pieno il pensiero espresso da Djordjevic in conferenza stampa (benché manifestato solo al 10%, ha detto, ma immaginiamo gli improperi contenuti nella parte restante): questa Virtus in realtà non ha ancora fatto nulla, perché i frutti del lavoro si raccolgono alla fine e deve stare attenta a non fare come le squadre che sta, per l’appunto, spesso battendo in questi giorni, che iniziano benissimo, dominano anche, ma si incagliano sul più bello ed escono scornate. Un pericolo resta davvero quello del narcisismo, della ricerca della bella giocata da top ten, a scapito di una efficacia conclusiva che contro le avversarie più attrezzate può costare caro. Non sempre ci saranno le occasioni per recuperare con il classico ultimo tiro dagli spogliatoi, discreto marchio di fabbrica bianconero che ha già cavato diverse castagne dal fuoco. Inquietante è stato ieri sera constatare la differente energia messa in campo dagli avversari, fra l’altro in versione rimaneggiata, o forse proprio perché in versione rimaneggiata: non avevano nulla da perdere e di fronte hanno trovato un avversario che probabilmente pensava di avere già vinto dopo il riscaldamento. Ben venga il progressivo inserimento di Delia, che sta già dando una grossa mano allungando le rotazioni dei lunghi; ben venga il pieno coinvolgimento, e non solo estemporaneo, di una decina piena di componenti di un roster che rispetto all’avvio di stagione sta ricevendo risposte da più giocatori, ma la questione resta lì: i traguardi restano ancora lontani, le vittorie attuali sono fondamentali, imprescindibili per la classifica ma stiamo attenti che non rimangano vittorie di Pirro, perché questa Virtus è troppo bella da vedere per disperderne il potenziale. Con la consapevolezza che le vittorie importanti nascono pressoché tutte da una grande difesa.

Quest’ultimo concetto andrebbe digerito pure in casa Fortitudo Pompea, che ora va incontro ad un periodo potenzialmente di fuoco che potrebbe farla arrivare al derby di Natale se non proprio con l’acqua alla gola probabilmente affamata di punti indispensabili. Le caratteristiche della squadra sono ormai note, quelle di un gruppo di giocatori mediamente di buon tasso tecnico supportato da un fisico non proprio eccellente, almeno rispetto alla maggioranza delle avversarie. Ora, per tutti deve essere chiaro che hai già giocato, per questo girone, con Pesaro, Pistoia e Treviso, hai colto il jolly contro Venezia ma hai sbandato contro Roma e di qui in avanti le avversarie potrebbero essere tutte potenzialmente davanti in classifica, compresa la apparentemente derelitta Cremona cui la F andrà a far visita domenica. Occasione da sfruttare, se non altro per l’assenza data certa di Travis Diener, sempre nella logica di mettere in cascina quanto più fieno possibile, anche se sarà da verificare il contributo che riuscirà a dare il nuovo arrivato in casa lombarda, Ethan Happ. Siamo sempre lì, ora come ora è troppo presto per sputare sentenze, per esaltarsi o per disperarsi. Siamo ancora nella fase in cui occorre pensare al lavoro, concentrandosi sui dettagli deficitari, soprattutto con la voglia di fare fatica e mettersi in gioco senza guardarsi troppo allo specchio. Piegando le ginocchia in difesa, direbbe qualsiasi allenatore.

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