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Carspillar – ASA 1000, cavallino in miniatura

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Foto AutoMotorFargio

Un motorino

Il motore si chiamava 854, come da tradizione Ferrari un numero parlante. Le prime due cifre si riferivano alla cilindrata: 850 cc. La terza al numero dei cilindri: quattro. Quel piccolo propulsore fu la sorpresa della conferenza stampa del cavallino datata 1959. Il “Drake” intuiva le grandi potenzialità del mercato riservato alle sportive di piccola cilindrata e alte prestazioni che stava prendendo piede tra i giovani, ma le riserve erano tante tra gli osservatori: come poteva Ferrari mettere il suo prestigioso marchio su un’auto di quella fascia di mercato? Nonostante i dubbi il progetto andò avanti e il piccolo quadricilindrico venne installato su un prototipo ricavato dalla Fiat 1200 Pininfarina Coupé utilizzato personalmente dallo stesso costruttore per un certo periodo. Stava nascendo l’ASA 1000, in arte la “ferrarina”.

Un marchio misterioso

Nonostante la voglia di sperimentare, lo stesso Ferrari era restio a offrire un simile mezzo alla sua clientela. Il progetto comunque proseguì e al Salone di Torino 1961 il pubblico ammirò nello stand Bertone una piccola coupé disegnata dal giovane stilista Giorgetto Giugiaro. Battezzata semplicemente come “Mille”, la sportiva era caratterizzata da un disegno moderno e ben equilibrato, con proiettori singoli di forma circolare incastonati ai lati di un cofano lungo e ribassato tra i parafanghi. L’anteriore era affilato e caratterizzato da due griglie a sviluppo orizzontale che, sopra la lama del paraurti cromato, richiamavano le forme delle Ferrari 156 F1 e 246 SP, i famosi “squali”. L’abitacolo era reso luminoso da ampie superfici vetrate e il padiglione scendeva dolcemente fino alla coda, ribassata e tronca con due coppie di fanali circolari. Le fiancate erano lineari ed essenziali, con solo una griglia di sfogo cromata dietro i passaruota anteriori come elemento di sportività. L’insieme appariva pulito, moderno e senza troppe decorazioni, ma con tutto ciò che poteva attirare una clientela giovane che si avvicinava al mondo delle sportive. Sulla carrozzeria non appariva il cavallino ma un semplice logo tricolore: di quale marchio si sarebbe fregiata la nuova nata?

L’ ASA 1000 venne realizzata anche in un’elegante versione spider (Foto AutoMotorFargio)

Contenuti d’eccezione

La “Mille” non era solo fumo da salone, ma tanta sostanza nella tecnica. Sotto il cofano infatti non si trovava il motore 854 ma un nuovo propulsore da 1032 cc bialbero in testa a due valvole per cilindro montato longitudinalmente. Con l’alimentazione garantita da due carburatori doppio corpo Weber, il “cuore” studiato da Carlo Chiti era capace di fornire 91 CV a 6800 giri/min. Il telaio in tubi d’acciaio era firmato da Giotto Bizzarrini, fresco di lavoro sulla mitica GTO, cosi come le sospensioni, indipendenti all’anteriore e a ponte rigido dietro. La trazione era posteriore e il cambio, installato al retrotreno, era derivato da quello della Sunbeam Alpine con overdrive su terza e quarta marcia comandato da un pomello sulla leva. Completavano la scheda tecnica i freni a disco sulle quattro ruote e la carrozzeria in alluminio, realizzata come detto dalla Bertone.

Svelato l’arcano

A un anno dall’apparizione sullo stesso palcoscenico arrivò la definitiva risposta a tutte le domande irrisolte. La piccola coupé riapparve come ASA 1000, primo modello della neonata Autocostruzioni Società per Azioni di Oronzio De Nora, industriale milanese dell’elettrochimica entrato nel mondo dell’automobile spinto dal figlio Niccolò, con sede a Lambrate accanto agli stabilimenti di sua proprietà. Padre e figlio erano fedeli clienti di Ferrari e la conoscenza spinse evidentemente il costruttore, ancora dubbioso sulla produzione effettiva, a cedere il progetto. A fianco della coupè venne presentata anche la versione spider con capote in tela dalla linea altrettanto piacevole ed attraente per lo stesso prezzo, non esattamente popolare, di 2.520.000 . Prestazioni e contenuti tecnici giustificavano la cifra, ma il marchio dell’elmo sovrastato da un trifoglio non poteva competere contro l’ “appeal” del Cavallino. Le vendite della “ferrarina” non raggiunsero i livelli sperati nonostante l’intervento di Luigi Chinetti, importatore Ferrari negli Stati Uniti impegnatosi per trovare un mercato alla 1000. L’avventura dell’ ASA si chiuse con la messa in liquidazione della società nel 1967, anche se le ultime vetture nuove vennero vendute oltreoceano nel 1969. Il numero totale di esemplari prodotti ammonta a soli 123 (116 Coupé e sette Spider): un numero che non rende giustizia a un progetto così valido ma che a distanza di decenni accresce il fascino di questa “Ferrari in miniatura” trapiantata dalla Motor Valley in Lombardia.

Alla scoperta di un’esemplare di ASA 1000 perfettamente conservato (Ruote da Sogno su YouTube)

 

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