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Auguri Rossoblù: Andrea Stramaccioni – 9 gen

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E poi CRAAC

 

Non è mai iniziata. Strozzata in gola come un urlo di terrore. Incompiuta, mai realmente completata, galleggia tra belle speranze e il ricordo di quel pomeriggio. Siamo a Bologna e, nel settore giovanile della squadra rossoblù, a partire dal 1990, c’è un ragazzino romano, che gioca in difesa, che piano piano sta scalando le gerarchie. Lo hanno preso da una società della Capitale e tutti gli allenatori che hanno avuto la possibilità di allenarlo, da Carlo Regno, passando per Tazio Roversi e giungendo fino a Renzo Ulivieri, ne sono rimasti ben impressionati. No, in realtà no. Aspettate un attimo. Non so se Renzaccio fosse ben impressionato da quel ragazzo, a livello calcistico s’intende, dato che le possibilità di vederlo su un campo vero sono state davvero poche, soltanto una per la verità. Ed è proprio quell’unica volta che ha di fatto indirizzato la carriera di Andrea Stramaccioni, uno dei più giovani allenatori esordienti in Serie A. Ci spostiamo di una manciata di chilometri e, in un pomeriggio di fine ottobre, durante una gara valevole per la Coppa Italia Serie C Andrea si accascia al suolo dopo uno scontro di gioco. Le prime sensazioni non sono per niente buone e gli esami ai quali venne sottoposto appena uscito dallo stadio Renato Dall’Ara confermano la bruttissima entità dell’infortunio: legamenti e menisco rotti, collaterali sfilacciati. È il 26 ottobre 1994 e Andrea Stramaccioni, a soli 18 anni, è costretto al ritiro. Cade, fa fatica a rialzarsi: vedere i propri sogni infranti in pochi, dannati istanti non deve essere per nulla facile. La spirale nella quale si infila è quella della depressione, quella di chi ha appena perso dalle mani la più grande occasione della vita, e ancora non riesce a capacitarsene. Tanti auguri Strama, oggi spegni 41 candeline. E chissà come sarebbe potuto finire …

 

 

 

Foto Corriere dello Sport

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