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Bologna

Vi vogliamo così!

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Sara Melotti

Voi magari non ci crederete, ma ci sono cose, nella vita, che valgono più dei tre punti. Ci sono vittorie che non “fanno classifica”, ma qualcosa di meglio: danno il segno del livello di civiltà. Altrove, immagino, qualcuno – ottenebrato da interessi personali e divorato da sentimenti tutt’altro che nobili – avrà commentato l’adunata dei tifosi rossoblù di ieri a Casteldebole come un atto inutile, addirittura patetico, come a dire “meritate il peggio, vi fate prendere in giro e ne godete”. Altrove, qui no. Qui, fra i 1000CuoriRossoblù, solo applausi per quei tifosi che, nonostante il momentaccio, hanno capito che l’unica strada da percorrere è quella della coesione, in attesa che Dzemaili ritrovi lo smalto perduto, che Falcinelli ripaghi la fiducia ricevuta, che Palacio cada nella piscina di Cocoon, etc. etc. Perché nel calcio, come nella vita, è bene non perdere mai di vista i Valori, che una società malsana come la nostra abbina sempre al termine “Borsa”, evidenziando una pochezza di spirito che non lascia presagire niente di buono per il futuro. Qui no. Qui, nel momento sportivamente più disgraziato della comunque disgraziata recente storia rossoblù, i tifosi hanno dimostrato che la voglia di trovare “il” colpevole è meno forte della voglia di aiutare a rialzarsi la propria squadra del cuore. Opinionisti d’accatto o muniti di tesserino sono pregati di prenderne atto: da queste parti la gente ha ancora voglia di ragionare con la propria testa e di seguire i battiti del proprio cuore, con buona pace di quelli che “con quell’altro presidente” o “era meglio quell’altro diretttore sportivo\allenatore”… Adesso, tutti noi – calciatori, dirigenti, giornalisti, tifosi – abbiamo il dovere di non disperdere questo piccolo capitale di civiltà, evitando inutili dietrologie: Di Francesco gioca bene nel Sassuolo? Noi lo sapevamo già, dal momento che proprio al Dall’Ara ha cominciato a mostrare le sue virtù. Verdi, impiegato con il contagocce, ha “bollato”? Bella scoperta: arrivato grosso modo a metà della sua carriera calcistica, è stato il Bologna a svelarne al mondo le qualità. Dice: Bigon li ha ceduti. Vero, proprio come è vero che Bigon li aveva ingaggiati. Ma il mestiere del direttore sportivo, come ho imparato per parte di padre, è molto più complesso di come lo immaginate. A loro, ai diesse e agli allenatori, non basta prendere l’elenco della Gazzetta e scegliere la “rosa” per il Fantacalcio: i loro calciatori non sono nomi scritti su un foglio, ma ragazzi in carne e ossa con le loro paure, i loro sogni, soprattutto i loro procuratori. I desideri degli allenatori vanno assecondati, certo, ma senza dimenticare che qui non si lavora con i Fantamilioni, ma con i milioni veri, quelli che vanno immessi nelle casse societarie, quelli che vanno conteggiati nei bilanci per poter continuare a giocare. Poi c’è anche il Chievo, o il Cesena, o il Modena, o il Vicenza, mi verrebbe da dire anche il Parma, club che nel calcio professionistico ci stanno (o ci sono stati) senza averne i titoli: io, personalmente, non li invidio, perché in un mondo di furbi io preferisco non esserlo. No, non ero a Casteldebole a far sgranare gli occhi a Pippo e ai suoi ragazzi: sono giornalista, non ultrà. Però davvero, mi sarebbe piaciuto essere da quelle parti e applaudirli. Non Poli e compagni, ma i tifosi rossoblù. “Vi vogliamo così!”, stavolta, è tutto per voi.

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