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Ibrahima Mbaye cuore rossoblù: “Mi trovo benissimo qui e penso solo a dare il massimo per il Bologna, i suoi tifosi sono il top”

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Lele Carl Malaguti


“Non importa cosa trovi alla fine di una corsa, l’importante è quello che provi mentre stai correndo. Il miracolo non è essere giunto al traguardo, ma aver avuto il coraggio di partire”.

 

Con queste parole Jesse Owens, pluri medaglia d’oro olimpica ai giochi di Berlino 1936, parlava della corsa, componente fondamentale della sua vita. Parole che, interpretate nel giusto modo, possono venire accostate anche a Ibrahima Mbaye, laterale difensivo del Bologna. La corsa del classe ’94 verso il calcio che conta parte da molto lontano, quando ebbe il coraggio di partire dal Senegal alla volta dell’Italia, per entrare nel calcio dei grandi. Traguardo raggiunto poco alla volta, uno dei tanti che si prefigge “Ibra”, che sogna di calcare palcoscenici importanti, rigorosamente di rossoblù vestito.

Ma la sua avventura sotto le due Torri non è partita di certo nel migliore dei modi, nonostante sia stato uno dei primi acquisti dell’era Saputo nel mercato di Gennaio, fortemente voluto da Pantaleo Corvino per il nuovo corso dei petroniani:

Già prima di venire a Bologna ne avevo sentito parlare bene dal mio procuratore, Accardi, che aveva giocato qui. Qui ci sono sempre venuto solo per giocare, in città mi sono fermato solo una volta a fare un giro. Appena arrivato qui venne una pesantissima nevicata, mi ritrovai a chiedermi dov’ero andato a finire (ride ndr). Poi piano piano mi sono trovato alla grande, ho amici che sono bolognesi o che sono qui da tanti anni, mi trovo benissimo a Bologna”.

Un impatto particolare quello della città su Ibrahima che, se non ha faticato particolarmente a inserirsi nel contesto cittadino felsineo, ha di certo trovato qualche problema a trovare continuità sul rettangolo verde. Un rapporto mai decollato con Diego Lopez, poi esonerato in favore di Delio Rossi, traghettatore dei rossoblù dalla B alla A, che gli ha concesso sempre più spazio, fino al suo primo gol sul prato del Dall’Ara, arrivato il 22 Maggio 2015 contro il Lanciano:

“Mi ricordo solo che era finita 1-0, pioveva, c’erano Troianiello, Matuzalem, Morleo. Ho ricordi vaghi di quella sera, ma di certo mi ricordo Troianiello, prima della gara mi disse che se lo sentiva che avrei segnato”.

Una grande gioia per “Ibra”, non l’unica di una grande annata, senza dubbio ricca di sofferenze, ma anche di splendidi momenti:

La promozione è stata una cosa molto bella, anche se ho rischiato di rovinarla con il mio cartellino rosso, però alla fine siamo saliti in Serie A. Questa è stata davvero una cosa bella”.

Anno zero del Bologna nella massima serie: nuova dirigenza, nuovi giocatori, nuovi obiettivi. Il diesse Corvino lavora alacremente sul mercato, portando nel capoluogo giocatori del calibro di Destro, Mirante e Giaccherini. Con l’ex portiere gialloblù è nato un rapporto di amicizia speciale, molto stretta e che ancora oggi prosegue, nonostante il trasferimento dell’estremo difensore nella Capitale, sponda giallorossa:

La nostra amicizia è nata così, dal nulla. Niente è stato forzato, prima eravamo compagni di squadra, poi piano piano abbiamo iniziato a frequentarci e siamo diventati amici. Così come sono diventato molto amico di Donsah”.

Un rapporto cresciuto negli anni, fino a giungere al giorno d’oggi, quando le strade dei due giocatori si sono separate. Tante le cose che sono cambiate negli ultimi mesi, partendo dai giocatori e giungendo fino all’allenatore. Dopo Roberto Donadoni, la dirigenza felsinea ha voluto lanciare un segnale chiaro ingaggiando Filippo Inzaghi, alla ricerca di quel “fire and desire” che per lungo tempo ha latitato fra le vie di Bologna. Due tecnici totalmente differenti, sia nei modi che nelle idee, entrambi conosciuti da Mbaye sotto il profilo sportivo:

“Donadoni aveva il suo modo di lavorare, Inzaghi ha il suo modo. Il mister ogni settimana prepara la partita e ha sempre un consiglio diverso per ogni partita e avversario che andiamo ad affrontare. Possono essere modi diversi, ma per me non conta quello, per me conta imparare, cercare di crescere il più possibile. Sui miei nuovi compagni posso dire che, in tutta onestà, non li conoscevo. Però Mattias è giovane e molto bravo, anche Santander sta cercando di aiutarci. Tutti i nuovi penso che siano entrati bene nel gruppo, noi abbiamo cercato di fare tutto il necessario per fargli prendere fiducia e farli sentire a casa”.

Una crescita che passa anche dal lavoro fatto in settimana, su cui il mister focalizza la sua attenzione. Una cura maniacale della fase tattica e atletica da parte dell’allenatore piacentino, che però non sta fruttando al Bologna quanto dovrebbe, complice un po’ di sfortuna:

La ruota gira per tutti, girerà anche per noi. Dobbiamo pensare a lavorare come stiamo facendo, concentrarci, ascoltare quello che ci dice il mister di fare e cercare di fare più punti possibile. Il nostro obiettivo dev’essere quello di lavorare, di dare tutto durante la settimana, indipendentemente da chi gioca la domenica, l’importante è fare bene, dobbiamo pensare solo al Bologna”.

Nonostante la giovane età, Ibrahima è a tutti gli effetti un veterano dei rossoblù, sia nelle parole che nei fatti, con la sua permanenza sotto le due Torri che a Gennaio raggiungerà i quattro anni:

“Io e Angelo (Da Costa ndr) siamo i due giocatori che sono da più tempo al Bologna, io e lui scherziamo parecchio su questa cosa. Fa uno strano effetto ritrovarti ad essere a 24 anni uno dei più vecchi della squadra, però a me fa piacere. Qui mi trovo bene, sia con la squadra che con tutti gli altri, sono tutte persone splendide e spero che riusciremo a portare il Bologna nella posizione di classifica che merita”.

Ma la vita calcistica di Mbaye non è solo tinta di rosso e di blu: dopo la recente partecipazione ai Mondiali 2018 in Russia, il Senegal ha disputato nell’ultima settimana una partita di qualificazione alla prossima Coppa D’Africa contro la Guinea Equatoriale, alla quale ha preso parte anche “Ibra”, che riassume così la sua esperienza con la sua Nazionale:

Giocare per il Senegal è una cosa eccezionale, è un sogno che avevo sin da bambino e lo è anche per tutti i bambini senegalesi, quello di crescere e poter giocare nella Nazionale. Indossare quella maglia è motivo di grande orgoglio per me, oltre che un’ulteriore occasione per imparare al fianco di grandi giocatori, uno su tutti Koulibaly. Vedere allenarsi un giocatore come lui, che gioca 50 partite all’anno, potersi allenare con lui anche solo per una settimana e potergli parlare ed ascoltare i suoi consigli è una cosa molto importante”.

Infine una parola per i tifosi, che incessantemente accorrono allo stadio, facendo registrare delle medie incredibili nonostante i risultati non rispettino le aspettative:

Da quando sono a Bologna i tifosi ci hanno sempre sostenuti. Anche quando le cose non vanno bene, vengono a darci forza. Noi ogni partita dobbiamo dare tutto per noi stessi, ma anche per i tifosi, che sono sempre lì, sia che ci sia il sole, sia che piova. La vera forza del Bologna sono i tifosi, sono il top”.

Una corsa particolare quella di Ibrahima, partito da lontano e arrivato sin qui con il duro lavoro e l’ambizione che, grazie anche alla spinta di una piazza come quella di Bologna, lo porteranno sicuramente lontano.

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