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Bologna

Amarcord – L’altro Littoriale: tra calcio e pugilato

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crediti: Il comune di Bologna, rivista


L’inaugurazione del Littoriale, come visto in un precedente articolo,[1] è stato un momento cardine della propaganda fascista, così come gli eventi che lo videro coinvolto al termine della guerra furono simbolo dell’indomito spirito bolognese libero, ironico e antifascista. Lo stadio ancora oggi è un punto vitale della città e un luogo di aggregazione fondamentale nella vita dei cittadini. Quello che, però, molti non sanno è che esso è nato per essere un luogo nevralgico della società anche al di là del calcio. La struttura nacque come «primo anfiteatro della rivoluzione fascista» e proprio sul termine “anfiteatro” bisogna porre l’attenzione. Essi nell’antica Roma erano luoghi destinati sia agli eventi gladiatorii, che con un parallelismo potremmo paragonare per popolarità al calcio, ma anche alle corse di cavalli, al circo e, più raramente, a battaglie navali, le naumachie. Al Littoriale analogamente si tennero rappresentazioni di un moderno circo e numerosi eventi sportivi di altra natura. Alla prima categoria appartengono le fiere espositive e le mostre organizzate in collaborazione con il regime, come la X Fiera di Bologna, inaugurata dal ministro per l’agricoltura e foreste Rossoni, in cui vennero esposti i manufatti tecnologici simbolo del progresso e dell’operosità emiliana o la Mostra del Littorio. Di questi eventi sono ancora disponibili alcuni cinegiornali realizzati dall’Istituto LUCE e al loro interno è possibile cogliere anche l’utilizzo di un’iconografia peculiare come il pino piantato a simboleggiare il bosco di conifere dell’Impero. Dal punto di vista sportivo, invece, il Littoriale fu un complesso avanguardistico: oltre al campo da calcio furono costruite una pista da atletica, dei campi da tennis e due piscine di cui una, per la prima volta in Italia, coperta. Gli impianti natatori furono sede nel 1927, anno dell’inaugurazione, degli Europei di nuoto e qua il 2 settembre Arne Borg stabilì nei 1500 metri uno dei suoi innumerevoli record del mondo. Nella storia del Littoriale ci sono due eventi sportivi poco conosciuti, ma che è doveroso ricordare e che vedono per protagonisti uno Primo Carnera e l’altro il Bologna FC, visto, però, in un ottica differente, più simile alle feste che potevano essere organizzate in un anfiteatro che a un evento agonistico.

Primo Carnera è stato uno dei pugili più noti della prima metà del Novecento e ha una storia peculiare che si intreccia con quella di molti dei personaggi raccontati in questa rubrica. Nato in una famiglia molto povera del Friuli, non lontano dai luoghi dell’infanzia di Pasolini e Mario Pagotto, fu costretto a emigrare in Francia presso gli zii per trovare lavoro. Qui provò per la prima volta il pugilato senza, però, riuscire a farne una professione e nel 1925 si aggregò a un circo dove, grazie ai quasi due metri d’altezza e alla corporatura imponente, venne utilizzato come fenomeno da baraccone. Durante una tournée venne notato da un ex campione dei pesi massimi che lo introdusse al professionismo. Dal 1928 al 1934 la carriera di Carnera fu piena di successi al punto da attirare le attenzioni in Italia di Mussolini e da ottenere nel 1933 il titolo di Campione del mondo dei pesi massimi. Le ombre sulla sua scalata al successo sono molte ed è probabile che la maggior parte dei suoi incontri, come uso dell’epoca nell’ambiente pugilistico, furono truccati e che lui fu usato come pedina in uno scacchiere più grande di cui, probabilmente, non sempre era a conoscenza. Dalla figura di Carnera e da questa teoria ha tratto ispirazione il film Il colosso d’argilla, ma anche accettando questa versione è verosimile credere che l’incontro in cui vinse il titolo dei pesi massimi fosse regolare: i match titolati, infatti, erano gli unici a non venire influenzati dalla malavita. In questi anni venne avvicinato dal regime fascista che gli fece sottoscrivere negli anni Trenta la tessera del partito. Mussolini non poteva farsi sfuggire la possibilità di controllare un uomo conosciuto per la sua ingenuità, ma che comunque in grado di ottenere enormi successi in giro per il mondo in uno sport fisico e ritenuto virile: era un perfetto esempio di propaganda. Arrivato all’apice la fortuna abbandonò presto Carnera che perse il titolo contro Max Baer nel giugno 1934 e un anno dopo subì la sconfitta che compromise definitivamente la sua carriera. Davanti a lui si trovò Joe Louis, uno dei più grandi pugili della storia, e dopo sei round finì KO. Perdere contro un pugile afroamericano non era concepibile per Mussolini e venne eseguita una damnatio memoriae di Carnera ritrovandosi, come Weisz qualche anno dopo,[2] a passare in un giorno da eroe a nemico. Un ultimo intrigo della storia che lega Carnera ad alcuni personaggi precedentemente raccontati riguarda la Seconda guerra mondiale quando fu catturato e quasi ucciso da un gruppo di partigiani appartenente alla Brigata Osoppo, la stessa in cui militarono Guido Pasolini e Dino Ballacci.[3] L’evento che collega Carnera al Littoriale risale, invece, all’1 novembre 1930. In un capolavoro della propaganda fascista il pugile venne fatto combattere per un match di esibizione nella piscina coperta, svuotata per l’occasione, con tre diversi sparring partner. Il risultato fu un successo per Carnera, ma anche per gli organizzatori che riuscirono ad attirare molto pubblico e a dare uno spettacolo entusiasmante.
L’evento calcistico, invece, risale al 29 aprile 1945, otto giorni dopo la liberazione di Bologna. I festeggiamenti nei giorni successivi videro coinvolti insieme la popolazione bolognese, i partigiani, i Gruppi di combattimento e le forze alleate, in questo caso l’esercito polacco. Negli stessi giorni in cui la statua di Mussolini presente allo stadio veniva distrutta, al Littoriale si teneva una partita tra il Bologna, in cui era presente una figura storica della società come il massaggiatore Ulisse Bortolotti, e la terza divisione fucilieri dei Carpazi, corpo militare che fu fondamentale per la liberazione della città. Vinsero i rossoblù, ma il risultato non fu importante, l’unica cosa che contava era la ritrovata libertà. La stessa libertà che questo evento concesse allo stadio cacciando i fantasmi di un passato oscuro.

[1] http://www.1000cuorirossoblu.it/news/59-bologna/40253-amarcord-da-littorale-a-dall-ara-iconografia-di-uno-stadio
[2] http://www.1000cuorirossoblu.it/news/59-bologna/40442-amarcord-weisz-da-mito-a-deportato-strumentalizzazione-di-un-icona 
[3] http://www.1000cuorirossoblu.it/news/59-bologna/40774-amarcord-resistenza-e-persistenza-il-bologna-e-la-seconda-guerra-mondiale 

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