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Il mercato del Bologna: l’arte dell’arranggiarsi

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fonte immagine: Bologna FC


Alla fine, è stato Kyriakopoulos il trasferimento in entrata del Bologna. La dirigenza cercava un solo vero rinforzo per completare il reparto difensivo a disposizione di Thiago Motta. Quello rossoblù è un mercato che va valutato all’interno di un contesto, quello del calcio italiano, in grande crisi. Crisi acuita dal clima post-pandemico dove tutti devono recuperare le perdite ingenti subite durante il periodo in cui il covid-19 ha bloccato tutto e tutti.

Dal punto di vista tecnico del mercato, i rossoblù non potevano fare di più. Sartori e Di Vaio hanno raggiunto gli obiettivi preventivati: due uscite, quelle di Kasius e Vignato entrambi fuori dal progetto per motivi diversi, e un’entrata quella del terzino sinistro, Kyriakopoulos. La scelta del greco è soprattutto dettata da motivi economici, visto il budget ridotto a disposizione, ma è stata indotta anche dalla reale volontà del giocatore a trasferirsi a Bologna. Lo ha fatto capire chiaramente Alessio Dionisi, Kyriakopoulos voleva andare a Bologna, i rossoblù lo hanno ingaggiato alle loro condizioni riservandosi la possibilità di confermarlo o rimandarlo al mittente tra sei mesi.

E pazienza se il greco non è un giocatore su cui costruire, come Doig o Terzic, che stuzzicano soprattutto per gioventù che per reale superiorità rispetto al nuovo esterno rossoblù. Georgios è un calciatore esperto sul quale fare affidamento nell’immediato e che con ogni probabilità migliorerà la qualità del gioco offensivo dei rossoblù sulla fascia mancina.

Sartori e Di Vaio hanno lavorato con pazienza anche in uscita. Hanno atteso un reale interesse per Kasius, si sono assicurati che a giugno il giocatore possa tornare a Bologna a prescindere dal livello delle sue prestazioni, e così potranno rivalutarne l’apporto. Il massimo è stato tratto dalla cessione di Vignato, che rifiutando più volte il rinnovo aveva chiarito il suo malessere in rossoblù. Il prestito con diritto di riscatto è la soluzione più gettonata in Italia in questi anni di “carestia”, e la stessa opzione a favore dell’Empoli prevede un valore del cartellino, anche se di poco, comunque superiore al prezzo pagato dal Bologna nel 2020. E di mezzo, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, c’è stato davvero poco spazio per il talento di Negrar Valpolicella.

Il tutto, come detto all’inizio, da valutare in un contesto dove, tra le società italiane, solo poche mosche bianche (e tra queste non c’è il Bologna, al momento) riescono a chiudere il bilancio in positivo. Il contesto impone cautela nelle spese per non finire soffocati dal mancato ingresso di introiti e dall’accumulo di costi sempre maggiori. Se si pensa che in Serie A, in questo mercato di gennaio, sono stati spesi appena 31 milioni, diventa difficile immaginare che il quadro in cui le società si muovono possa variare da una piazza all’altra. E le prospettive, per tutti, con la nuova asta per i diritti TV, che rischia di andare al ribasso rispetto all’attuale triennio, sono molto molto torbide per non dire buie.

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